Parma, 14 maggio 2018 – Si è tenuto ieri a Cibus il convegno “Nuovi cibi & nuovi consumatori”, organizzato da Confconsumatori con il patrocinio dei Ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico, di Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), della Regione Emilia Romagna e dell’Università e del Comune di Parma. Quello dei novel food è «Un tema solo apparentemente di carattere commerciale, – ha detto in apertura la presidente di Confconsumatori Mara Colla – ma che, invece, è strettamente collegato con la modificazione ambientale, economica e sociale che noi e il nostro pianeta stiamo vivendo». Il convegno, attraverso il contributo di figure di spicco del mondo scientifico e istituzionale, si proponeva non solo di rispondere alle curiosità dei cittadini, ma anche di stimolare il dibattito sull’evoluzione degli stili di consumo e sulla crescente domanda di alimenti sostenibili, funzionali, sani e di qualità (a prezzi accessibili), domanda che potrebbe trasformarsi in emergenza nei prossimi 30 anni.
Il primo intervento, della professoressa Rosangela Marchelli, Membro del “Working Group on Novel Foods” di Efsa ha chiarito gli aspetti normativi e le categorie in cui sono classificati i Novel Foods secondo il Regolamento (UE) 2015/2283, entrato in vigore il 1 gennaio 2018. «L’iter per l’approvazione dei Novel Food è notevolmente ridotto rispetto al passato – ha concluso la Marchelli – siamo pronti a valutare proposte di cibi da insetti, ma solo se provenienti da allevamento».
La parola è passata poi a tre ricercatori del mondo universitario che hanno conversato con il moderatore Riccardo Quintili, direttore de “Il Salvagente”. Per primo Stefano Sforza, Professore dell’Università di Parma, ha parlato dei cibi a base di insetti e degli interessi economici che ruotano intorno al loro uso come alimenti e, soprattutto, come mangimi per animali. «L’Europa dipende per l’80% dall’estero per la fornitura di mangimi proteici, – ha detto Sforza – importiamo ogni anno 35 milioni di tonnellate di soia. Per questo l’Europa sta investendo tanto nella ricerca sugli insetti. Ricordo che gli insetti trasformano risorse naturali in fonti proteiche in modo molto più efficiente rispetto agli allevamenti tradizionali».
Chi ama la carne, ma ha a cuore il tema della sostenibilità ambientale, può sperare in un futuro di barbecue a “impatto zero” grazie alla carne sintetica (cultured beef) ideata dal professor Mark Post, dell’Università di Maastricht. «Grazie all’ingegneria tissutale – ha detto Post – siamo in grado di produrre carne bovina da cellule staminali muscolari dei bovini, risparmiando il 90% di consumo di terreno, il 90% di acqua e circa il 60% di energia».
Maria Cecilia Mancini, dell’Università di Parma, che ha illustrato i risultati di un’indagine condotta in collaborazione con Confconsumatori volta a conoscere la percezione del consumatore italiano rispetto alla carne coltivata. «Si è analizzata -ha detto la Mancini – la disponibilità dei consumatori a pagare per acquistare carne coltivata prima e dopo avere fornito loro alcune informazioni di base relative al prodotto. È emersa una buona sensibilità all’informazione fornita: l’iniziale prevalenza di risposte negative si è mitigata, specie tra gli under 25 e gli over 65. Tuttavia la maggiore consapevolezza non si traduce in egual misura in disponibilità a pagare positiva»
L’esperta di sociologia dei consumi Debora Viviani, Ricercatrice dell’OSCF – Osservatorio sui consumi delle famiglie, ha presentato una ricerca nazionale eseguita nel 2018 dall’Osservatorio. «La crisi economica ha modificato sensibilmente le abitudini degli italiani – ha spiegato la Viviani – il rapporto con il negoziante sta scomparendo e la scelta del punto vendita si basa quasi esclusivamente sul buon rapporto qualità/prezzo e sulla qualità dei prodotti. La scelta dei prodotti dipende per il 70% da due fattori: qualità (quasi 50%) e convenienza. La giornata alimentare appare “destrutturata”, con molti pasti fuori casa e cibi pronti. Il consumatore appare sempre più “accorto”: attento alle offerte, sensibile al risparmio e alla riduzione dello spreco».
Infine Bruno Scarpa, Direttore Ufficio Alimenti particolari, integratori e nuovi alimenti del Ministero della Salute, che ha affrontato il tema della sicurezza alimentare dei nuovi cibi. «Il nuovo Regolamento– ha detto Scarpa – ha apportato diversi miglioramenti rispetto al precedente: la valutazione centralizzata da parte di Efsa, le tempistiche più definite e ridotte per le autorizzazioni, una procedura semplificata per alimenti che hanno una storia di consumo sicuro in un Paese terzo e le autorizzazioni non nominative». Scarpa ha spiegato anche gli obblighi informativi che riguardano le etichette dei cibi con un cenno particolare al Regolamento (CE) 1924/2006 sui claims nutrizionali e sulla salute.
«Sono emersi – ha concluso Mara Colla – i perché è necessario fare ricerca su fonti proteiche alternative: anzitutto per assicurare cibo per tutti cittadini del mondo e poi per salvaguardare le risorse naturali. Serve, allora, una revisione complessiva del modello di produzione e consumo. Oggi abbiamo compiuto un primo passo verso una sostenibilità alimentare partecipata, condivisa e attuata dal basso».
Il convegno è stato realizzato con il contributo dell’Azienda Mutti, di Centro Studi Oic con Confassociazioni Ambiente e di Afil Assicurazioni e Infortunistica.