Da due settimane, esattamente da domenica 16 dicembre, ascoltando un servizio al Tg della sera riguardante la tradizionale benedizione dei “Bambinelli”, che si era svolta come ogni anno durante la recita dell’Angelus in Piazza San Pietro, ho un pensiero fisso che non riesco ad allontanare dalla mia mente, dopo aver sentito il Papa che, rivolgendosi ai tanti bambini presenti con il bambinello in mano da benedire e portare a casa per deporlo la Notte di Natale nei loro presepi, inizialmente dice: “Quando pregherete a casa, davanti al presepe con i vostri familiari, lasciatevi attirare dalla tenerezza di Gesù Bambino, nato povero e fragile in mezzo a noi, per darci il suo amore. Questo è il vero Natale. Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota… e poi come è solito fare chiede ai bambini:” Capito?”.
Fin qui, nonostante ci sarebbe molto da dire, l’affermazione del pontefice rientra nella normalità del suo ministero.
Ma subito dopo, come se volesse convincere i bambini di quanto stava per affermare dice: “Se Maria fosse qui oggi porterebbe anche lei il bambino a benedire qua“.
Questa affermazione è fuori da ogni schema e da ogni dottrina, e anche se non è possibile in questo ambito approfondire il discorso, tuttavia alcune cose vanno dette:
Non ha importanza se il papa parlasse a braccio motu proprio e non ex cattedra (privilegio spettante al papa di Roma quando le sue dichiarazione devono essere pienamente valide per i fedeli, perché pronunciate in via ufficiale). La dottrina in questi casi dice che il Papa gode della guida dello Spirito Santo.
Io credo che in questo caso lo Spirito Santo fosse molto lontano da quella piazza e da quella finestra, anzi che l’intera “Trinità” si sia tappata le orecchie nel sentire pronunciare questa affermazione.
Sono infatti tante e gravi le cose fuori dottrina pronunciate non da una persona al bar, non da un prete di campagma all’oratorio, che pure non sarebbe stato da sottovalutare, ma dalla massima autorità che rappresenta la più gramde fetta della cristianità.
Infatti se parafrasiamo l’affermazione del pontefice potremmo leggere: “Maria se vivesse i nostri tempi porterebbe qui, dove ha sede la massima autorità religiosa il suo bambino, il Salvatore del mondo”.
A questo punto è d’obbligo fare alcune riflessioni per far luce sulla, chiamiamola, “sciocchezza” pronunciata dalla finestra del Vaticano.
A parte che il nascere di Gesù in assoluta povertà non è stato casuale, ma un preciso disegno divino, per insegnare all’uomo l’umiltà e portare avanti la missione e ricollegare il rapporto con Dio interrotto proprio dal peccato dell’orgoglio.
Tuttavia è vero che la chiesa cattolica rappresenta la massima autorità riconosciuta del cristianesimo, ma il papa però non è l’omologo del Sommo Sacerdote del tempio, perchè quello fu invece colui che condannò Gesù e lo consegno al braccio secolare rappresentato da Pilato per crocifiggerlo, tanto che, ancora oggi, gli ebrei non riconoscono ufficialmente la figura di Gesù come il Messia.
Lui, il Papa, invece, sarebbe il successore di Pietro, con il compito di guidare la nuova Chiesa appartenente ai discepoli inviati dallo stesso Gesù che disse loro: “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato...”.
Lui, il Papa tutto questo lo sa, o lo dovrebbe sapere, e allora come fare affermazioni rivolte ai piccoli fanciulli, che sono meno di una favola, senza tener presente tutto quello che è accaduto in questi 2018 anni?
La verità forse è un altra, e sicuramente Maria se ne guarderebbe bene di portare suo figlio, nato per salvare l’umanità, in un luogo dove Dio è ben lontano da parecchi secoli, perchè Dio non può convivere con la corruzione ed il peccato.
La storia della chiesa insegna che a partire dal 300 d.c. la corruzione è stata continua ed i concili, le guerre, le iniziative per preservare il potere sono state tante e alcune anche inenerrabili, fino ad arrivare ai nostri giorni in cui, in un apparente trasparenza e apertura, cova sotto la cenere il fuoco della bramosia del denaro che impedisce di aprire il cuore alla verità e ci si trincera dietro slogan e oculate e sopraffine strategie di marketing che portano avanti un progetto dove Dio non ci può e non ci vuole stare.
Infine consideriamo anche che Papa Francesco nella stessa occasione ha così affermato, riferendosi al Natale: ” E’ vedere Dio, lo stupore per il grande mistero di Dio fatto uomo; e lo Spirito Santo vi metterà nel cuore l’umiltà, la tenerezza e la bontà di Gesù. Gesù è buono, Gesù è tenero, Gesù è umile. Questo è il vero Natale!”
Ma dove sono tutte queste virtù nella chiesa che lui rappresenta? Forse Francesco si è dimenticato di queste pagine di storia?
Allora prendiamo coscienza e prendiamo atto, nel caso ci ritenessimo cristiani, che Gesù non è più bambino è inveve un Uomo ed è anche Dio. Troppo comodo infatti è presentare tutti gli anni un Gesù bambino, incapace di difendersi, ma invece lui è morto ed è vittoriosamente risorto. Lasciando a noi la Buona Novella perchè tutti si possa trovare la via della salvezza e tornare ad essere l’uomo che Dio aveva concepito quando lo aveva creato.
Gesù non è nato questa notte, perchè si nasce una sola volta, ma ritornerà invece da Giudice: “Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sua sinistra” Vangelo di Matteo 25; 31-33″.
Dove vogliano stare noi se succedesse questa notte, tra i capri oppure tra gli agnelli?
Vi ho delusi nel presentare un Natale senza Gesù? Ma dove potrebbe essere presente Lui, il festeggiato che non viene quasi mai invitato. Questo periodo rappresenta per molti solo un occasione per fare acquisti, con i pochi o tanti soldi in più che ci ritroviamo sullo stipendio, quindi solo una corsa al regalo, a volte perfino nell’ultimo negozio che sta per abbassare la saracinesca.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.