Manuale di Volo Per Uomo uno spettacolo che è appena stato in scena (purtroppo solo per tre giorni) sul palco del Teatro Manzoni di Milano, debuttando lunedì 25 febbraio. Per altre notizie vi rimandiamo al nostro precedente articolo.
Così come annunciato questo è uno spettacolo da vedere col cuore prima che con gli occhi, perchè sono tali e tante le emozioni che passano nella mente dello spettatore durante le scene, da non poter essere viste alla velocità del solo senso della vista, ma le sensazioni possono essere percepite solo se passano dall’anima e cambiano a seconda delle sensibilità di ciascuno.
Certo è che in questo spettacolo si conosce un Simone Cristicchi diverso da quello che a cui siamo abituati, nonostante sia noto che è sempre stato un artista sensibile alle tematiche sociali che riguardano i deboli, gli ultimi e in generale gli emarginati e ai quali da voce nelle sue canzoni.
Abbiamo ancora nelle orecchie le note, ma soprattutto le parole di “Abbi cura di te”, canzone tratta da questo spettacolo, in cui Il cantautore ci ha incantato, così come era già successo nel 2007 con il brano “Ti regalerò una rosa”. Simone Cristicchi anche questa volta è riuscito a penetrare dentro l’anima per creare un squarcio di luce nel buio di tanta indifferenza, negazione del prosssimo ed egocentrismo che ci porta a vedere solo noi stessi o al massimo nel nostro ristretto cerchio di amici. Ma l’amore di cui parla Simone nella sua canzone va oltre e abbraccia il mondo lanciando un messaggio eterno.
Un estratto della conferenza gentilmente concesso da A. Antonio Messina
Sulla scena nei panni di Raffaello, Simone Cristicchi è insuperabilmente bravo e, sia pure abbia altre esperienze teatrali come “Centro d’igiene mentale” o “Magazzino 18”, qui è interamente prosa, quindi niente canzoni e niente denunce, ma solo perle intrise di amore che tessono una storia profonda ed intima che si costruisce attimo dopo attimo. La sua presenza scenica è forte e attira l’attenzione del pubblico che segue ogni suo movimento, perchè la sua mimica è importante insieme alle parole.
Sulla scena è tutto bianco, dalle pareti alla tuta indossata e i pochi suppelletili. Su tutto spicca la sua inconfondibile chioma scura.
Lo spettatore noterà però che il bianco della tuta ad ogni ritorno in scena, si colora di azzurro e poi di blu, come i colori del cielo, lo stesso cielo che poi sarà riflesso sulle bianche pareti della stanza per assomigliare ad un quadro di Chagall.
Sotto gli occhi del pubblico scorre, ricca di emozioni, una storia profonda di un uomo che alla soglia dei qarant’anni cerca dentro se stesso un identità e percorre la sua intera vita da bambino sfortunato che ha avuto uno sviluppo pisco-sociale precario e, ad uno ad uno, passa in rassegna le sue figure di riferimento. Tutti personaggi vengono descritti ma non sono in scena:
una madre che non ha mai conosciuto e con cui ora parla senza mai avere risposta, se non qualche mugugno, poi suor Matilde, la suora baffuta dell’istituto per orfani dove è cresciuto, la zia Margherita, un’anziana maestra che gli insegnerà ad amare le piante e ancora Vincenzo, il meccanico che gli fece guidare un auto e prima di finire il suo escursus ci parla anche di Angelo, il padrone della ferramenta, che ha avuto un ruolo importante nella sua vita sociale, ma il personaggio che più emoziona è Yelena, il suo grande amore, che muore e lo lascia solo troppo presto. A questa figura Raffaello è ancora fortemente unito da sentimenti profondi che lo porta ad un’attenta elucubrazione.
Alla fine dello spettacolo si realizza che la stanza bianca è solo uno spazio mentale in cui Raffaello ha fatto intervenire, come un un fantastico simposio, tutti i personaggi che hanno avuto un’influenza nella sua vita, per mettere a nudo se stesso e le ferite della sua anima.
Raffaello ci insegna come, nonostante tutte le difficoltà della vita, questa rimane un’esperienza meravigliosa, perchè “volare” vuole anche dire non sentirsi soli, avere il coraggio di buttarsi nella vita, sapere apprezzare “le piccole cose”, mantenendo sempre la spontaneità che abbiamo dentro, senza filtrare troppo le nostre decisioni, cosa che invece spesso facciamo un pò per opportunità e altre volte per una odiosa ipocrisia.
Alla fine dello spettacolo Simone Cristicchi parla col pubblico un pò di sè e poi seguono alcuni minuti di proiezioni, in cui l’artista interroga persone comuni e personaggi noti chiedendo loro cosa sia la felicità.
A conclusione imbraccerà la sua chitarra e canterà la sua canzone di Sanremo “Abbi cura di te”, per poi raccogliere copiosi gli applausi del pubblico.
Dopo Milano la tournée prosegue in queste date
– 1 marzo Premiaraccio (UD) – Teatro Orsaria
– 14 marzo Melendugno (LC) – Nuovo cinema teatro Paradiso
– 15 marzo Fasano (BR) – Teatro Kennedy
– 16 marzo Conversano (BA) – Teatro Norba
– 3 aprile Grugliasco (TO) – Teatro Le Serre
– 4 aprile Padova – Teatro MPX
– 5 aprile Verona – Teatro Camploy
– 6 aprile Santa Sofia (FC) – Teatro Mentore
– 7 aprile Roccastrada (GR) – Teatro dei Concordi
– dal 9 al 20 aprile Roma – Teatro Sala Umberto
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.