Marche Teatro in collaborazione con Farneto Teatro
LA CONTESSINA JULIE
liberamente tratto da August Strindberg
con
Petra Valentini (Julie) – Lorenzo Frediani (Jean) – Emilia Scarpati Fanetti (Kristin)
regia di Maurizio Schmidt – musica dal vivo di Leonardo Ramadori – costumi Stefania Cempini -luci e allestimento tecnico Mauro Marasà.
Lo spettacolo ha debuttato il 5 ottobre 2018 nella sala Melpomene del Teatro delle Muse di Ancona https://vimeo.com/309881656
La Contessina Julie riportata alla sua essenza di combattimento tra i sessi.
“Io non so che fare: ti odio come odio i topi, ma non posso fare a meno di te”
La notte di San Giovanni, il solstizio d’estate, è il momento dell’anno preferito da chi scrive le commedie. Ne abbiamo di bellissime, piene di amanti, di folletti e di fate, di tanti autori di tutti i tempi. Non ci sono molte fate nella notte di San Giovanni scritta da Strindberg, in cui la figlia di un Conte approfitta della festa e della assenza del padre per scendere tra la servitù e degradarsi. Il suo comportamento è incomprensibile per i servi che stanno festeggiando. Vuole ridurre le distanze sociali, lenire la propria solitudine, perdersi; vuole asserire la propria indipendenza femminile, forse vendicarsi del potere paterno, provocare il conformismo; ha venticinque anni e vuole fare i conti con l’uomo, che non conosce. In una notte avverrà tutto: userà il proprio potere per sedurre il proprio servo mettendosi in competizione con la propria cameriera, tagliando i ponti con la propria famiglia e con la propria reputazione.
È qui che la storia perde tutti i connotati romantici del solstizio d’estate per farsi brutale: la vicenda della contessina che si fa serva del suo servo si trasforma in una lotta feroce di dominio tra i due sessi in cui si mescolano elementi fisici, politici, esistenziali e cui nessuno dei tre personaggi riuscirà a sottrarsi.
La lotta di tutti gli uomini contro tutte le donne. La subiranno come si subisce l’arrivo dell’età adulta.
Strindberg ha scritto un combattimento, senza esclusione di colpi. Gesti, azioni, trappole. Pulsioni, sogni, incomprensioni. Le parole sono i colpi e ce ne sono di durissimi, che hanno conseguenze fisiche e psichiche. Sono ammessi anche i più vietati, fino al plagio ed all’ipnosi. È un combattimento diviso in sei quarti d’ora (teorizzati dallo stesso Strindberg) che divideremo con piccoli intervalli, come round di boxe; e che porta gli attori come i personaggi in uno stato di fatica e di limite.
La Contessina Julie è infatti il primo dramma moderno in cui un autore abbia proposto agli attori un realismo così totale da essere anche psichico: “fare semplice, fare alto, fare vero.” Questo chiedeva agli interpreti nella sua famosa prefazione: fare davvero, fino ai pensieri. Sarebbe stato poi il sogno di tutto il teatro contemporaneo.
È importante perciò che gli interpreti abbiano l’età dei loro giovani personaggi, perché la notte di San Giovanni di Strindberg è un rito di passaggio all’età adulta, la conoscenza di territori oscuri, guardati con gli occhi di chi vi entra per la prima volta.
La situazione porta i tre personaggi in una spirale di reciproca irrimediabile attrazione e repulsione: le due donne sono diverse e opposte tra di loro e l’uomo con loro ha rapporti diversi e opposti, dilaniato tra il dominio e la dipendenza.
Julie è la giovane donna insicura e sensibile, in lotta contro il proprio genere e la condanna al matrimonio: è la “mezza femmina” (così chiamava Strindberg la donna troppo intellettuale e libera, la donna moderna) che si scontra con l’uomo anaffettivo e dominante, ma anche con la propria debolezza e con i propri sensi di colpa verso l’autorità paterna. Jean è l’uomo dominante, a sua volta schiavo del proprio condizionamento di dominatore, che sublima la propria paura del fallimento nel lavoro e nell’onore. È un servo che vorrebbe essere padrone, ma è bloccato dal suo bisogno di avere un padrone, anche nell’amore. Kristin è la donna femmina con i piedi per terra e pochi dubbi nella testa, fa l’amore senza tormento e crede ai doveri del matrimonio. È all’antica, ma in realtà pensa da imprenditrice rapace e moderna.
La Contessina Julie ci attrae per la sua crudezza, è popolare ed estremamente raffinata, è un grande giracapo e un labirinto dell’anima perché è inquietante nella forma: pretendeva di essere accreditata tra le avanguardie naturalistiche dell’epoca, mentre in realtà era ancora più avanti di quanto l’autore immaginasse. È contemporaneo perché racconta la vicenda secondo la percezione dei personaggi, sconfinando nel sogno in stato di veglia, nell’infrazione del tempo, nell’indicibile. È il grande sforzo fatto da un genio per entrare nel nostro subconscio collettivo. Proponiamo insomma questo testo non perché è un classico, ma perché è drammaturgia contemporanea.
(Maurizio Schmidt)
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