Il sogno di un uomo ridicolo, al Teatro Guanella il 31 ottobre

31 ottobre, ore 21 Teatro Guanella, via Giovanni Duprè 19
Ingresso Libero fino ad esaurimento dei posti. Non si accettano prenotazioni.
IL SOGNO DI UN UOMO RIDICOLO      
di Fëdor Dostoevskij
Traduzione e drammaturgia di Fausto Malcovati e Mario Sala
regia Lorenzo Loris
con Mario Sala
scena Daniela Gardinazzi,
costumi Nicoletta Ceccolini
luci e fonica Luigi Chiaromonte
consulenza musicale Ariel Bertoldo,
collaborazione ai movimenti Barbara Geiger
assistente alla regia Davide Pinardi
Interventi pittorici in locandina di Giovanni Franzi
Produzione Teatro Out Off

lo spettacolo sarà ripreso al Teatro Out Off dall’11 al 22 dicembre 2019

Il sogno di un uomo ridicolo racconta di un viaggio onirico in un mondo buio, cieco e muto, affetto dal bacillo della corruzione, della colpa, dove la condizione normale dell’umanità è questa, e dove essere ridicolo è “amare gli altri come te stesso. Vecchia verità che non ha mai attecchito.”

L’assurdo, quindi, è sapere che forse c’è una via di salvezza, nella coscienza che nulla porterà alla vittoria. La verità è utopica, è speranza di rinascita.

<Mario Sala un po’ uomo un po’ clown, un po’ straziante e un po’ irritante, passa dal grottesco al tragico, dalla rabbia alla all’abulia, assente e inutile, poi intenso e partecipante, attento alla gestualità che la regia di Loris ben guida e, grazie alla platea che vuota si spalanca alle spalle dell’attore, crea momenti suggestivi per un racconto profetico, potente e nitida parabola della condizione umana.>
Magda Poli, Il Corriere della Sera

Un uomo qualunque sa di non essere considerato come vorrebbe, di non essere creduto: non solo, di essere addirittura costantemente deriso per ciò che pensa e dice. Dove può, quest’uomo, trovare la forza di continuare a vivere? Come può entrare in relazione con gli altri?  Nel suo cuore ferito e consapevole, la vita, a poco a poco, non può che spegnersi. Perché la sua esistenza abbia un senso è necessario che qualcuno gli risponda. E’ indispensabile che quella piccola fiammella che arde dentro di lui si alimenti attraverso uno scambio di attenzione, di affetto, di amore.

Ma se tutto ciò gli viene a mancare, niente vale più la pena.

All’improvviso accade però che quest’uomo, afflitto dall’inutilità di essere al mondo, riprenda forza e vigore attraverso un sogno e ritrovi la volontà e la gioia di vivere. Ha deciso infatti di trasmettere agli altri la propria straordinaria esperienza, basata su una verità incontrovertibile, tanto semplice ed evidente da non essere vista: l’amore salverà l’umanità e ciò che la circonda.

Questo è ciò che lo stravagante  protagonista vuole comunicarci. E per questo viene scambiato per un pazzo. In fondo, il testo di Dostoevskij sta tutto qui.

La nostra scelta per rappresentarlo è stata radicale. Abbiamo prosciugato ogni aspetto predicatorio, cercando di far emergere oltre che un valore religioso più universale, anche una visione profeticamente apocalittica del mondo contemporaneo su cui poter riflettere, filtrata però attraverso il candore e la simpatia del protagonista.

 Sulle tavole di un teatro in disarmo, in uno spazio svuotato, uno spazio destinato alla finzione in cui non c’è più niente da fingere, assistiamo al confronto fra uno strano individuo e le sue avventurose fantasie;  una specie di clown, che vorrebbe svelare una verità importante a coloro che lo ascoltano ma non intendono prenderlo sul serio. Lui ne è cosciente e ne soffre. Ma in fondo non gli importa. Basta che il suo messaggio salvifico prima o poi raggiunga qualcuno e risvegli le anime morte delle persone che incontra.

Se ponessimo,  per un attimo, l’attenzione  sulle piccole meschinità quotidiane che tutti noi commettiamo nei confronti degli altri, allora capiremmo quante volte perdiamo l’occasione di tendere una mano a un nostro simile in difficoltà per trasmettergli anche il più semplice gesto d’amore.

L’ egoismo, la corruzione, la malvagità non sono inevitabili, il Male non è insito nella natura umana; una nuova via è possibile, una nuova umanità, in pace con se stessa e con la Terra, può nascere e prosperare. Dostoevskij sceglie, per diffondere “la lieta novella”, un uomo insignificante, un emarginato: proprio dai più umili può iniziare il riscatto.
Lorenzo
Loris