E’ ancora in scena al Teatro Leonardo di Milano, ULISSE, IL RITORNO di e con Corrado d’Elia, che replicherà fino al 9 febbraio, come annunciato nel nostro precedente articolo di presentazione, a cui vi rimandamo per altre info, date e prezzi.
LA RECENSIONE:
“Ricordi, I miei primi ricordi. Ho sognato che anche qui sarei arrivato nel mio viaggio… così lontano… così indietro nel tempo.”
L’intreccio del poema omerico “Ulisse” con il film “Lo sguardo di Ulisse” di Theo Angelopoulos (al quale il regista Corrado D’Elia dedica questo suo lavoro) trasporta gli attori e gli spettatori in un lungo viaggio introspettivo. Ulisse è l’apripista di un percorso che inizia e termina con i ricordi… con i fatti che hanno costruito e demolito la vita di un
viaggiatore (Corrado D’Elia, artista di ritorno a casa per una rappresentazione) tanto contemporaneo, quanto antico. La cronologia e la successione temporale non contano; gli episodi, le vicende, i sentimenti, le vittorie e i lutti hanno formato l’uomo che arriva… anzi, che torna in quei luoghi che l’hanno visto partire. Così Ulisse, così l’artista: entrambi hanno la meta di un passato che diventi il presente, un ricongiungimento di chi è stato, di chi è e di chi sarà. Sono guidati dalla nostalgia, termine che condivide l’origine etimologica diviaggio, in greco νόστος. Non è un caso!
Lo scenario (grazie a Fabrizio Palla) mostra una sala con tavoli disposti a semicerchio, apparecchiati per gli ospiti che man mano si alternano in un clima di convivialità, con al centro uno spazio per chi, a suon di musica (tratta da film di Angelopoulos) vuole ballare.
La stessa sala è molto altro; si trasforma in automobile, autobus, casa, retro palco: ambientazioni reali e surreali accolgono tre personaggi (oltre a D’Elia, Raffaella Boscolo e Angelo Zampieri) capaci di coprire ruoli e situazioni in evoluzione.
11 quadri di viaggio ripropongono Scilla e Cariddi nella loro crescente minaccia per il viaggio e per la sopravvivenza, ma, comunque passaggio obbligato; Circe, millantatrice e ammaliatrice, come ogni compromesso accettato e causa di rimorso; i Proci, doppiafaccia, elementi “fissi” delle relazioni sociali; Calipso, amore extraconiugale (visse 7 anni con Ulisse), poi lasciata in vista di un viaggio, di un dejavu con la moglie amata; Mentore, amico e consigliere fedele: la fiducia nell’amicizia, anche quando finirà; Telemaco e Penelope e anche Argo (il cane di Ulisse): la famiglia, la casa.
Ulisse è un apolide che va in giro per il modo, desiderando Itaca: non ha città, non ha casa, non ha se stesso… si sta cercando e compirà l’impresa rientrando nella sfera dei ricordi: “la fine non è che l’inizio”, la fine del viaggio non è che l’inizio del proprio io errante.
Se non c’è ritorno a se stessi, non c’è critica costruttiva di ciò che è stato fatto. Leopardi direbbe: “e il naufragar mi è dolce in questo mar…”.
Spettacolo da non perdere… ricco di riflessioni; attori partecipi della parte e visibilmente il linea con un regista (D’Elia) che li ha condotti in un lungo viaggio, mantenendo una forte connessione emotiva, che si conclude con il dialogo Ulisse/Penelope: un tocco di romanticismo molto suggestivo.