E’ oramai diventato un mantra la frase “Andrà tutto bene” che in questi giorni si è scritta e si continua a scrivere dappertutto. Ma davvero basterà scrivere o pronunciare questa parola perché tutto passerà e tornerà come prima?
E’ molto più verosimile che niente sarà più come prima, ma questa espressione ci avrà semplicemente aiutato ad attraversare questa “valle di lacrime” in cui il dolore attanaglia da una parte all’altra l’Italia e il mondo intero per la diffusione del Coronavirus.
Le persone più sensibili non sono state capaci di trattenere le lacrime per i tanti decessi di persone che ci hanno lasciato. Anche non conoscendoli si stringeva il cuore nel vedere le lunghe file di camion militari trasportare i poveri morti verso destinazioni ignote, come se fossero rifiuti da smaltire. A tanti di noi, in questo breve ma interminabile periodo, è toccato perdere un conoscente, un amico, un parente, portato via dagli affetti troppo presto.
Ora si guarda verso una nuova fase per la ripresa e non meno dolorosi sono gli interrogativi sul futuro, sulla tenuta dei nostri conti e su quale sia la ricetta giusta per una ripartenza. Nessuna certezza se non quella che “nulla sarà più come prima”.
Ci rimarranno i ricordi degli italiani che cantavano dal balconi negli appuntamenti per intonare l’Inno d’Italia o di chi ha improvvisato un concerto esibendo le vere o presunte doti artistiche per incoraggiare i medici e il personale sanitario negli ospedali. Poi ci sono stati i cantanti, gli attori, gli scrittori, che si sono susseguiti con le loro dirette streaming sui social, riscuotendo perfino un inaspettato successo. C’è stato pure chi ha offerto la sua arte per la solidarietà e per dare un contributo economico ai tanti luoghi di cura a cui mancavano gli strumenti necessari per aiutare chi era nel bisogno. Non sono mancati i consigli per mantenere il corpo allenato e chi si è dato da fare a dispensare consigli per la cucina, diventata ormai il passatempo preferito. Così tutti hanno avuto la possibilità e a volte il pretesto per esibirsi e mettersi in mostra in attesa che tutto ritorni come prima, ma “nulla sarà più come prima”.
Forse nelle prossime settimane continueremo a cantare o fare dirette sui social e questo non vorrà dire che saremo allegri, ma sarà solo la voglia di scacciare l’ansia e la paura del futuro e così rendere meno aggressivi per la nostra anima i traumi che tutti stiamo subendo da questa situazione.
Ad oggi però scende il numero dei contagi ma non si ferma quello dei morti, che continuano ad essere troppi. Ben presto dovremo fare pure i conti con le conseguenze economiche che saranno pesantissime. Tutte le annunciate manovre del governo non saranno sufficienti a riportare in piedi la situazione economica, già precaria prima del virus, né tanto meno potranno sbarazzare le paure specie delle fasce più fragili. Per questo non sono da escludere altre vittime che non ce la faranno a sopportare il peso e la fatica di una ripresa in cui la resilienza di ognuno sarà messa alla prova e riusciranno a vincere i più fortunati ma soprattutto chi avrà più capacità di competere contro le avversità, trasformandole in opportunità.
Quindi non andrà tutto bene, invece molte cose andranno male e dovremo guardare in faccia la realtà dove non ci sarà più spazio per i flashmob, ma bisognerà rimboccarsi le maniche e darsi da fare per ricostruire senza dimenticare i più deboli, chi rimane indietro a cominciare da quelli che ci sono più vicini. Ne saremo capaci?
Cosa abbiano capito in questo tempo vedendo morire migliaia di persone, rinunciando alle nostre libertà a causa del Coronavirus, che ci ha fatto più paura della povertà, della fame, delle guerre e di tutto il marcio che già era tra di noi. La morte ci è passata vicino, ci ha costretto a fermarci, ma è probabile ritorneremo ad andare avanti pensando solo a noi stessi facendoci prendere dal nostro egoismo perfino all’interno della famiglia, in quel luogo dove dovremmo sentirci sicuri, dove invece si rischierà di perdere tutte le opportunità avute per ricostruire i rapporti logorati dalla fatica quotidiana di rincorrere il tempo o semplicemente dalla mancanza di amore.
Dunque di certo il futuro non sarà semplice, non sarà un mondo caratterizzato dall’euforia, non sarà neppure un mondo dove saranno tutti più buoni, dove regnerà la solidarietà, dove riscoprire i rapporti col vicinato. No, certo che no, perché l’uomo è fatto così, per inclinazione è malvagio e dimentica in fretta. Passata l’emozione della quarantena, in cui si era più predisposti alla tolleranza e alla comprensione ognuno sarà immerso in un mondo diverso, dove farà a gomitate per prevaricare l’altro e, ritornando a sbagliare, continuerà a trarre quanto più profitto possibile per accaparrarsi, tutto quello che riterrà bene essenziale.
Stando così le cose non ha senso neppure l’esortazione “pensa positivo”, come se anche questa fosse una parola magica che trasforma le cose brutte e, in un batter d’occhio, li fa diventare belle. Forse invece bisogna prepararsi ad affrontare una notte lunga, fredda e piena di insidie in cui prevarrà l’ansia di non farcela. Così preparati al peggio saremo molto più soddisfatti se riusciremo a vincere facendo tesoro di quello che abbiamo imparato in questo periodo. Tanto dipenderà dal mondo nuovo in cui ci ritroveremo, ma sicuramente molto di più dipenderà dalle nostre scelte, dai nostri pensieri e dalla nostra voglia di schierarci per le uniche cose che possono salvare e rendere più vera la nostra umanità.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.