Sabato 6 giugno 2020, ore 17.00
In streaming sul canale Youtube del Duomo di Milano
Johann Sebastian Bach Oratorio di Natale
Soprano Céline Scheen
Alto Damien Guillon
Tenore Benedikt Kristjansson
Baritono Marco Saccardin
Ensemble Vocale de laBarocca
Direttore dell’Ensemble Vocale Jacopo Facchini
Ensemble laBarocca
Direttore Ruben Jais
A distanza di quattro anni dall’ultima esecuzione (6 gennaio 2015) laVerdi ripropone in occasione delle festività natalizie un capolavoro della musica barocca, l’Oratorio di Natale (Weihnachts-Oratorium) per soli, coro e orchestra BWV 248 di Johann Sebastian Bach.
L’Ensemble specializzato laBarocca, diretto dal suo fondatore, il Maestro Ruben Jais, con l’ensemble vocale diretto da Jacopo Facchini vanno in rete sul canale Youtube del Duomo di Milano, sabato 6 giugno alle ore 17.00 con l’esecuzione del monumentale capolavoro in forma integrale.
Professione di fede e spirito popolare, l’Oratorio di Natale, composto a Lipsia, dove Bach era Cantor da ormai più di dieci anni, per la liturgia natalizia del 1734 -1735, si presenta come un ciclo di sei cantate, una dedicata a ciascuna delle sei festività comprese tra il giorno di Natale e l’Epifania. Per la realizzazione musicale, Bach fece ampio ricorso al riadattamento, con nuovo testo, di brani tratti da composizioni precedenti, sia di argomento sacro che profano. Benché non fosse concepito per un’esecuzione unica (la prima a Lipsia fu distribuita durante le feste alternativamente tra due chiese), l’Oratorio di Natale è una composizione tanto vasta e grandiosa quanto concettualmente omogenea. La rievocazione della nascita di Gesù Cristo nei suoi diversi momenti, fastosi e trionfali, diviene così celebrazione della fede nel senso più pieno del termine, senza offuscare quello spirito di freschezza popolare, talvolta anche ingenua che, fondato sulle immagini della tradizione, ne è un tratto rappresentativo.
L’Ensemble Strumentale e Vocale laBarocca sarà accompagnato sul palco da un cast solistico di star internazionali: Céline Scheen (soprano), Damien Guillon (alto), Benedikt Kristjansson (tenore), Marco Saccardin (baritono).
In prima visione sabato 6 giugno alle ore 17.00 sul canale Youtube del Duomo di Milano. Un’iniziativa a cura della Veneranda Fabbrica del Duomo.
Programma
Composto a Lipsia dove Bach era Cantor da ormai più di dieci anni, per la liturgia natalizia del 1734-1735, l’Oratorio di Natale si presenta come un ciclo di sei cantate, una per ciascuna delle sei festività comprese tra il giorno di Natale e l’Epifania. Per la realizzazione musicale, Bach fece ampio ricorso alla tecnica della parodia, consistente nell’adattamento, con un nuovo testo e modifiche acconce, di brani tratti da composizioni precedenti, in questo caso cantate di argomento sia sacro che profano. Questo non deve stupire: all’epoca di Bach la distinzione tra sacro e profano non riguardava la sostanza stilistica e l’atteggiamento fondamentale della musica, semmai la sua destinazione; senza contare che il carattere solenne e festivo di queste composizioni si accordava magnificamente, su testo appositamente riconsiderato, con l’occasione natalizia per eccellenza.
Nelle prime quattro parti dell’opera furono utilizzate pagine di due brani per musica encomiastici, uno scritto per il compleanno del principe ereditario Friederich Christian di Sassonia il 5 settembre 1733 e l’altro l’8 dicembre 1733 per il compleanno dell’arciduchessa Maria Josepha, regina di Polonia e principessa di Sassonia.
Si ritengono originali, dei 64 numeri complessivi, la sinfonia introduttiva della seconda parte, l’aria n 31, i corali, i recitativi accompagnati su testi di libera invenzione (in tutto undici, di autore ignoto) e tutti i passi in recitativo dell’Evangelista, al quale, come accade nelle Passioni, è affidata la funzione del narratore.
Benché non fosse concepito per un’esecuzione tutta di seguito (la prima, a Lipsia, fu distribuita alternativamente tra le due chiese di S. Nicola e S. Tommaso durante il servizio liturgico solenne del mattino e del pomeriggio), l’Oratorio di Natale è una composizione tanto vasta e grandiosa quanto concettualmente omogenea, come risulta non soltanto dalla regolare successione della narrazione evangelica, ma anche dal taglio formale dalla ricorrenza di determinati elementi figurativi, dalle relazioni tonali e dalla strumentazione.
Le differenze sono date semmai dall’adeguamento della musica al carattere delle singole festività: così se la prima (natività di Cristo) la terza (arrivo dei pastori a Betlemme) e la sesta cantata (adorazione dei Magi), hanno in comune la tonalità (re maggiore) e la strumentazione sontuosa e brillante nel suo tono festivo, le altre si differenziano in rapporto all’ambientazione e al testo. La seconda parte, in Sol maggiore, ha il carattere più intimo di una cantata pastorale (l’annuncio ai pastori) e si rispecchia nella quinta in La maggiore (visita dei Re Magi a Gerusalemme). Con i suoi soli sette numeri la quarta “giornata” (circoncisione di Gesù e festività di Capodanno) è infine la più breve e concentrata, ricca però di soluzioni originali.
Dottrina e immediatezza espressiva sono i due poli attraverso i quali si dispone l’arco dell’opera i cui elementi si sviluppano in modo lineare e continuativo sulla traccia del racconto evangelico, a esso alternando l’accentuazione spesso drammatica dei recitativi, mentre il modello delle Passioni si palesa nell’introduzione in prima persona di personaggi come l’Angelo, i Magi, Erode e nell’intervento del popolo dei pastori che prende parte all’azione. La compresenza di stili diversi diviene varietà ma non eterogeneità e la rievocazione della nascita di Gesù Cristo nei suoi diversi momenti fastosi e trionfanti, diviene così celebrazione della fede nel senso più pieno del termine. Così in Bach l’opera d’arte si presenta come un reticolato prezioso di diversi linguaggi, di pagine allestite in tempi diversi e per occasioni di segno opposto ma ripresentate secondo un piano organico ed unitario e selezionate rispettando il carattere che le caratterizzava dapprima. Il materiale musicale è il medesimo, non muta i propri connotati ma svolge il nuovo compito in maniera talmente ineccepibile che non si saprebbe inventare o ipotizzare una diversa soluzione.