Ogni canzone una storia, ogni storia diversi arrangiamenti, ogni nota curata nel dettaglio e vissuta in pieno da tutti i musicisti che hanno calcato il palco dell’Arena Est di Milano presso il Teatro Martinitt.
A noi amanti dell’arte piace credere che lo spettacolo, ed in questo caso la buona musica, possa fare piccoli miracoli come è successo nell’ampio atrio dell’Arena Est di Milano nella sera del 20 settembre 2020; doveva piovere ed invece…
Anche lo stesso Jannacci esordisce con una frase ironica sul meteo dicendo: ”Oggi doveva nevicare…” ed invece uno spicchio di luna color ruggine aleggiava sulla platea, la musica jazz accoglieva gli spettatori ed un profumo di arancini caldi dava il benvenuto agli spettatori che, inevitabilmente, si sono fatti trasportare da questa piacevole atmosfera.
Il direttore artistico Franco Dassisti, giornalista, critico di cinema e telecronista sportivo, che collabora con Radio 24 dove conduce “La Rosa Purpurea”, apre la serata ringraziando i presenti e tutto lo staff che ha permesso, anche in questa estate non semplice per lo spettacolo, una continuità artistica in totale sicurezza e, soprattutto, il della programmazione. Infatti si chiude la stagione estiva ed è già attiva quella successiva con “Le Vie del Cinema 2020”, i film del festival di Venezia e una minirassegna al Martinitt, da sabato 26 a mercoledì 30 settembre. Quindi l’energica e propositiva apertura da il là allo spettacolo di Paolo Jannacci e la sua band formata dal bassista Marco Ricci, dal batterista Stefano Bagnolie e dal trombettista Daniele Moretto.
L’atmosfera che sono riusciti a regalare è stata ritmata, piacevole, qualitativamente ineccepibile e sono riusciti a ritagliare un’aura d’attenzione e coinvolgimento che ha creato quasi delle pareti immaginarie tra l’area spettacolo ed i suoni di una metropoli quale Milano; ogni canzone un’introduzione di Paolo, con lo scopo di far pregustare quello che si sarebbe ascoltato da lì a breve. L’armonia giocosa e ironica tra i componenti della band, che lavorano insieme da molti anni, ha reso gli artisti ancora più vicini al pubblico.
Lo spettacolo comincia con il classico riscaldamento tecnico e la presentazione degli strumenti ma, riportato in scena con semplicità e naturalezza, come se la band ci permettesse a noi pubblico di entrare nella loro sala prove ad ascoltare e vivere, a tratti, anche le loro intimità. Jannacci in questo è stato strepitoso, come nel “volare” con le dita a ritmo di jazz sui tasti di uno splendido pianoforte a coda nero posto sul palco di oltre 100 metri quadri.
Nello spettacolo non si sono limitati a presentare “Canterò”, ultimo disco, ma ci hanno regalato un viaggio musicale fra delicate ballad, r’n’b venati di soul, rap cantati, surrealismi jazzati Paolo Jannacci e la sua band sembrano proprio il prosieguo della qualità artistica del padre Enzo; e come molti lp del padre pure il cd del figlio è imprevedibile e poetico, sfacciato e ritroso, stralunato e pungente, lieve ma su temi forti. Insomma sì, Paolo è come suo padre: dunque, possiamo dire serenamente che è un ottimo cantautore in grado di scrivere cose di una bellezza che commuove o cariche di una tensione etico-poetica che squarciano l’anima.
Il suo maestro, oltre ad essere il padre, è “Il Poeta” così viene chiamato più volte Paolo Conte; col quale ha vissuto molti momenti di vita e creato arte vera, nata a volte per caso altre per una meticolosità e cura del dettaglio, unita alla instancabile voglia di lavorare per l’arte.
Non basta un concerto di ben due ore o un articolo per raccontare Paolo Jannacci e la musica di una preparatissima e brillante band, ci vorrebbe molto di più; noi ci limitiamo piacevolmente a continuare a seguire gli artisti di questa caratura e le programmazioni che valorizzano la qualità con una identità di questo calibro.