Giovedì 1 aprile alle ore 20 sul sito www.teatroregio.torino.it, l’appuntamento in streaming è con il Concerto di Pasqua: Andrea Secchi dirige il Coro Teatro Regio Torino, accompagnato al pianoforte da Giulio Laguzzi. «Il concerto è gratuito e vuol essere augurio di rinascita per tutti da parte del Regio – sottolinea Andrea Secchi – l’arricchimento che può dare la musica è sempre fondamentale qualunque sia il momento difficile che si sta attraversando, ancor più in questo delicato periodo». In programma, un percorso nei secoli tra le pagine più ispirate e commoventi del repertorio corale religioso. Per l’occasione, il Coro si presenta con un organico di 63 artisti e si vedrà un’insolita disposizione: il pianoforte sarà posizionato dando le spalle al palco, mentre gli artisti saranno in platea occupando varie file per rispettare le regole del distanziamento.
Apre il concerto: Crucifixus, del veneziano Antonio Lotti, per coro a otto voci a cappella: composto intorno al 1717, il brano fa parte di un Credo e ha sempre incontrato grandissimo apprezzamento per la sintesi ammirevole di drammaticità e cantabilità: le otto voci entrano partendo dalla più grave e risalgono via via verso l’alto, imitandosi, cozzando, sprigionando frammenti di commosso lirismo.
«Wir setzen uns mit Tränen nieder» è una pagina di alta spiritualità che conclude la Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach: potente cattedrale sonora in cui due cori, ora echeggiandosi, ora sovrapponendosi, innalzano il loro compianto sulla tomba di Cristo. Nel tema principale, che torna più volte, gli accenti drammatici sono mitigati con una dolcezza da ninna nanna che si ribadisce nel frequente ripetersi dell’esortazione «ruhe», riposa. L’impatto emotivo di questa pagina ha suggerito a diversi registi di cinema di farne uso, e sempre con una finalità catartica, di pianto sulle sciagure umane: basti pensare a Pasolini in Accattone oppure a Martin Scorsese in Casinò.
Liberamente ricavata da un passo della lettera di San Paolo ai Filippesi, la preghiera del Christus factus est rientra nella liturgia specifica del triduo pasquale, precisamente nelle “tenebrae”, così dette perché a mano a mano che si svolgono vengono spente una dopo l’altra le quindici candele, finché la chiesa resta al buio. Questo mottetto per coro a quattro voci a cappella di Anton Bruckner si contraddistingue per l’attacco sommesso (Moderato misterioso) dal sapore delle polifonie rinascimentali. Poi, in un graduale crescendo, le voci arrivano fino a un fortissimo in corrispondenza delle parole chiave «super omne nomen», su cui la scrittura torna a rarefarsi.
La supplica sale al cielo con O salutaris hostia di Gioachino Rossini, inno composto nel 1857 per coro a cappella a quattro parti. Il brano ha una paternità letteraria illustre: secondo la tradizione lo scrisse Tommaso d’Aquino per la festa del Corpus Domini ed entrò poi nell’uso come benedizione eucaristica, come il «Tantum ergo».
Il concerto prosegue con le Laudi alla Vergine Maria da Quattro pezzi sacri di Giuseppe Verdi. Eccezion fatta per il Requiem composto per la morte di Alessandro Manzoni fra il 1873 e il 1874, Giuseppe Verdi non era mai più tornato sul genere sacro, che pure aveva costituito una parte determinante del suo apprendistato giovanile a Busseto. In età avanzata ne fu invece di nuovo attratto in alcune, pur rare, occasioni – mai di circostanza, sempre scaturite da un impulso personale. Così compose le Laudi alla Vergine Maria, sopra i versi della preghiera «Vergine, madre, figlia del tuo Figlio» su cui si apre l’ultimo canto del Paradiso di Dante. Le Laudi, terminate nel 1889 nel periodo compreso fra Otello e Falstaff, alla prima esecuzione (a Parigi per la stagione dei Concert Spirituel, poi a Torino in prima italiana) furono accolte con tale entusiasmo che si dovette farne il bis.
Infine, quattro brani di Gabriel Fauré: En Prière, Cantique de Jean Racine e, dal Requiem, Agnus Dei e In Paradisum. En Prière, con la sua ricorsività semplice e dimessa, dà voce a un insolito Gesù Bambino in preghiera; il Cantique de Jean Racine, scritto da un Fauré appena ventenne, comincia al pianoforte col sapore di una romanza senza parole, su cui il coro spicca per la compattezza venata di cantabilità. Tratto dal suo capolavoro sacro, ossia il Requiem che accompagnò le esequie dello stesso Fauré, l’Agnus Dei è fra i momenti più drammatici di una composizione che si scosta per molti aspetti dal Requiem tradizionale, specialmente nella scelta di non musicare il Dies irae se non per i due versi conclusivi del Pie Jesu intonati da una voce bianca. Compare invece, come conclusione catartica del lavoro, la preghiera In Paradisum, col suo messaggio di speranza e l’immagine degli angeli che portano l’anima in cielo sopra l’affettuosa sollecitudine dell’accompagnamento.
Andrea Secchi si è diplomato a pieni voti in Pianoforte presso il Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze con Giorgio Sacchetti. Si è perfezionato con Paul Badura-Skoda, Joaquín Achúcarro e Maurizio Pollini; ed è stato allievo di Andrea Lucchesini all’Accademia Internazionale di Musica di Pinerolo e, per la Direzione d’orchestra, di Piero Bellugi. Si è esibito in Italia e all’estero riscuotendo ovunque unanimi e calorosi consensi per la sua personalità e passione interpretativa. Ha vinto oltre venti concorsi nazionali e internazionali ottenendo premi speciali per la migliore interpretazione di musiche di Bach, Mozart, Schubert, Schönberg e Beethoven. Nel 2003 si è distinto come miglior italiano nella prestigiosa Leeds International Piano Competition, raggiungendo la semifinale, ottenendo un notevole apprezzamento da parte di pubblico e critica e debuttando dunque alla Salle Cortot di Parigi. Vasta è la sua esperienza anche nel repertorio operistico. Dal 2006 al 2013 è stato Altro maestro del coro del Maggio Musicale Fiorentino; dal 2013 è stato Maestro sostituto e Altro maestro del Coro alla Den Norske Opera & Ballett di Oslo. Come maestro collaboratore è stato invitato alla Staatsoper di Vienna e al Teatro Regio dove, dopo una prima collaborazione nel 2012-2013, ha assunto dal 2018 il ruolo di Direttore del Coro.
Giulio Laguzzi si diploma in Pianoforte con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio di Cuneo, e successivamente in Composizione al Conservatorio di Alessandria. Dal 1990 ha collaborato con il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro San Carlo di Napoli, l’Arena di Verona: con l’orchestra dell’Arena ha eseguito, in veste di solista al pianoforte, Rhapsody in blue di Gershwin. Dal 1997 lavora al Teatro Regio, dove ricopre il ruolo di Direttore musicale del palcoscenico, e dove ha diretto l’orchestra in alcuni concerti e in opere per ragazzi. In qualità di pianista accompagnatore si è esibito in numerosi concerti in Italia e all’estero. Con il Primo violino ed il Primo violoncello del Teatro Regio costituisce il Trio Highlights, che ha tenuto numerosi concerti in Italia ed in Giappone.
Link per lo streaming gratuito del Concerto di Pasqua:
www.teatroregio.torino.it/
Per informazioni: www.teatroregio.torino.it