Ritorna in libreria la poetessa Martina Antoci con la raccolta poetica “Io che di parole vivo“, disponibile sia in cartaceo che in eBook, editata dalla Aletti nella collana “I Diamanti”. Il libro è impreziosito dalla prefazione del paroliere Alfredo Rapetti Mogol, in arte Cheope, autore di grandi successi per Raf, Ivan Graziani, Laura Pausini e altri.
Cheope è affascinato dallo stile di Antoci, caratterizzato da una scrittura «senza fronzoli, che lucidamente, coraggiosamente va dritta al midollo delle cose, che mira all’essenza della parola a cui restituisce la forza primigenia e l’originario significato». Antoci, di Milano, classe 1971, insegnante di Lettere presso la Scuola Secondaria di Primo grado «si prende cura delle parole – continua Cheope -. Lei che ammette “io che di parole vivo”, le sceglie, le sposta, le accosta fino a che insieme finalmente brillano».
È Poesia con la P maiuscola, che unisce bellezza e significato, come testimoniano anche i numerosi riconoscimenti ai premi letterari in qualità di finalista, tra cui spicca un quarto posto al Premio “Salvatore Quasimodo” con la raccolta “Se vorrai venire a trovarmi” e col racconto “L’Ernesto” con Presidente di Giuria il maestro Alessandro Quasimodo, anch’egli artista milanese, figlio del poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo e della poetessa Maria Cumani.
A Milano, Martina si dedica a molteplici interessi artistici. Oltre ad elaborare poesie e racconti, scrive sul suo blog personale, interpreta poesie e racconti pubblicati sul suo canale Youtube e, ancora, frequenta un corso di teatro sociale tenuto da Livia Rosato e Sonia Gobbi e di scrittura teatrale tenuto da Luca Chieregato. Tutti interessi artistici che sottolineano la necessità di comunicare superando le barriere fra i diversi generi e di ampliare gli orizzonti della conoscenza per giungere ad un sapere più denso. È un’anima alla continua ricerca di sé stessa attraverso la parola poetica: “Amo la parola chiara/ che riluce come/ marmo levigato – scrive a questo proposito – Eppure sono ombra / che cerca ancora / il proprio contorno». Vita e poesia sono imprescindibili, un connubio necessario alla vita interiore, come cibo e acqua lo sono per la sopravvivenza. È sotteso, nelle poesie, tutto il lavoro che dona grazia alla parola. Ogni poesia, anche le più personali dedicate agli affetti, ha la forza di andare oltre l’esperienza di Antoci per farsi assaporare appieno da chiunque. Come nella precedente raccolta dal titolo “Se vorrai venire a trovarmi”, sono tratteggiati molteplici moti del cuore, dalla gioia alla malinconia al dolore. L’autrice si addentra nella sfera emozionale, per provare a capire i sentimenti e trasformarli in modo che, soprattutto quelli che lasciano ferite, non rimangano lettera morta ma si trasformino in occasione per crescere.
«All’interno della raccolta ci sono ritratti di persone che amo e che ho molto amato, ritratti di luoghi che mi appartengono con le loro rughe, le loro venature, che sono diventate le mie rughe, le mie venature – spiega la poetessa -. La raccolta è un diario in poesia, perché non racconta nulla di eccezionale se non il mio quotidiano, che è un po’ il quotidiano di tutti, nulla di speciale ma comunque irripetibile. Ciò che mi piace pensare è che, chi legge i miei versi, possa in qualche modo ritrovarsi in un affresco collettivo».