L’importanza e il valore del patrimonio della Fondazione nonché del progetto di recupero, fortemente voluto dalla direttrice artistica Monique Veaute, ha già avuto una prima anticipazione durante la 64ma edizione del Festival dei Due Mondi grazie alla mostra Frammenti di un percorso teatrale a cura di Piero Maccarinelli con la collaborazione di Monica Trevisani.
Nei mesi successivi il lavoro di recupero e inventario ha permesso di catalogare ogni abito e risalire allo spettacolo di appartenenza. Ad oggi, sono stati catalogati circa 3.000 costumi che abbracciano un arco temporale dai primi anni ’60 agli anni 2000. Fra i gioielli riportati a nuova vita si segnalano, tra gli altri, l’abito che Rudolf Nureyev indossò nel 1964 nello spettacolo Raymonda, i costumi del Boris Godunov del 1971, di Les contes d’Hoffmann del 1989, Amahl e i visitatori notturni del 1996.
Un lavoro complesso se si considera che soltanto il 40% degli abiti era corredato di un’etichetta che ne indicasse i dettagli, sul 30% era invece riportato unicamente il nome dell’artista che lo aveva indossato, mentre il restante 30% era privo di qualsiasi indicazione.
La catalogazione è stata in buona parte possibile grazie alla memoria e alla conoscenza da parte del personale del Festival di ciascuna opera, della storia e degli stili degli artisti coinvolti.
Il lavoro di pulizia, classificazione e archiviazione è stato realizzato grazie alla collaborazione della sarta Francesca Persichini (per la ricomposizione dei costumi in ogni loro parte), Michele Mosca ed Eugenio Patrizi (per il lavoro di pulizia delle opere e sistemazione degli spazi), coordinato da Monica Trevisani.
In attesa che tutti i costumi diventino accessibili al pubblico e che si realizzi il progetto di Museo dell’effimero che possa accogliere il patrimonio storico del Festival, come annunciato dalla direttrice Monique Veaute, la Fondazione Festival dei Due Mondi ha deciso di riaprire gratuitamente, a partire da mercoledì 8 dicembre 2021 la mostra Frammenti di un percorso teatrale in occasione delle festività natalizie; una selezione dei costumi sarà esposta in alcuni alberghi di Spoleto, proprio per suggellare il rapporto tra la città e il suo Festival. Tra gli abiti esposti quelli di Antigone e Hänsel e Gretel del 1988, Ariadne auf Naxos del 1984 e Guerra e Pace del 1999.
Nella mostra a Palazzo Collicola si potranno ancora ammirare gli abiti del Naso di Šostakovič e del Duca d’Alba, realizzati a Spoleto rispettivamente nel 1995 e nel 1992; i costumi de Les contes d’Hoffmann, del 1989, affiancati da un fondalino realizzato all’epoca dalla scenografia Mattei di Roma e riadattato a Spoleto da Anna Valentini e da Moreno Bizzarri, scenografo del Festival che ne ha curato l’attuale restauro.
Oltre alla sezione dedicata ai costumi d’epoca, la mostra ha dato risalto al lavoro delle maestranze che col Festival hanno collaborato in anni recenti, esponendo i costumi di alcune fra le opere prodotte dal Festival negli ultimi dieci anni (Gogo No Eiko, Amelia al ballo e Le nozze di Figaro). Firmati dal costumista Maurizio Galante, gli abiti esposti sono stati realizzati dalla sartoria del Festival. A completare il percorso espositivo una selezione di fotografie d’epoca che raccontano momenti del Festival e della vita culturale della città.
Sempre tra le iniziative del Festival dei Due Mondi a dicembre, giovedì 23 dicembre il Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti alle ore 20.30 ospita il concerto del pianista, compositore e direttore Nicola Piovani, che a Spoleto presenta La musica è pericolosa.
L’autore premio Oscar nel 1999 per le musiche del film La vita è bella di Roberto Benigni, si esibisce con il suo ensemble alternando brani inediti e nuovi arrangiamenti delle sue più note composizioni, uno spettacolo non solo di parole e musica, ma anche di immagini di film e di grandi artisti come Milo Manara che hanno tratto ispirazione dalle partiture di Piovani. Un inno alla musica perché le canzoni vivono nell’aria, attraversano la nostra vita, abitano i nostri sogni. Il segno che una canzone lascia nel tempo è qualcosa che sfugge all’analisi critica, “una delle testimonianze più irrazionale e convincenti dell’essenza del soprannaturale” per dirla alla Piovani.
Lo accompagnano sul palcoscenico Marina Cesari al sax e clarinetto, Pasquale Filastò al violoncello, chitarra e mandoloncello, Ivan Gambini alla batteria e alle percussioni, Marco Loddo al contrabbasso e Sergio Colicchio alle tastiere e alla fisarmonica.
Una serata di grande musica per augurare buone feste alla città e al pubblico del Festival.