Il teatro Gerolamo, nel suo piccolo, s’attrezza. Riportato in vita dall’iniziativa privata, tornato ad accendere le luci della ribalta nella sua prestigiosa e storica sede a pochi passi dal Duomo, ha deciso di scegliere il nuovo direttore artistico.
Dopo 36 anni dalla chiusura della sala, imposta dalle norme antincendio, dopo ben dieci anni di restauro e quattro di gestione, la signora Chitose Asano resta direttore generale e dichiara: «Sento che è arrivato il momento giusto per consegnare la guida artistica ad un professionista. Ringrazio il pubblico e tutti coloro che mi hanno sostenuto in questi anni. Auguro lunga vita al teatro e faccio il mio in bocca al lupo a Piero Colaprico».
Colaprico proseguirà il lavoro iniziato per rendere il teatro Gerolamo sempre più impegnato in prima linea sia nella valorizzazione delle tante voci che raccontano l’Italia sia nell’ospitalità di autori, attori e musicisti: «Sono grato al teatro Gerolamo e alla signora Asano per l’offerta di questo incarico e, senza voler anticipare troppo le linee guida, mi sento di dire tre cose.
La prima è che giornalismo, libri e teatro hanno una cosa in comune: “la parola”. La mia più grande ambizione è realizzare qualche “scoop” anche sul palcoscenico. D’accordo con la signora Asano, intendiamo aprire il Gerolamo a chi crede nella “propria” parola. Quindi, cerchiamo talenti: questa può essere una casa comune di nuovi autori e idee.
La seconda è che entro in questa casa, e nel quartiere del teatro, in punta di piedi e con grande umiltà. Abbiamo la certezza di dover imparare molto da chi – attore, regista, autore – ha reso Milano “spettacolare” in tutti in sensi. E come i libri e i mass media stringono un patto con i lettori, così il teatro fa con gli spettatori. Rinnovare il patto con gli spettatori del Gerolamo sarà per noi importantissimo: senza gli spettatori non esiste altro che silenzio.
Infine, siamo convinti di poter recuperare ciò che è stato dimenticato e che può tornare alla luce. Nasce la produzione made in Gerolamo. Stiamo già lavorando a due testi, uno che ha al centro i segni lasciati dal cardinal Martini e l’altro il poeta, scrittore ed ex carcerato Bruno Brancher. Metteremo insieme il diavolo e l’acqua santa e su queste basi ci muoveremo per comporre una stagione dalle mille sfumature, dalle mille luci e dalle mille ombre».
Brevi note biografiche
Piero Colaprico (1957), scrittore e giornalista. Negli ultimi trent’anni ha ambientato a Milano una decina di romanzi gialli e noir, sei dei quali con protagonista il maresciallo dei carabinieri Piero Binda, e quattro una coppia di amici-nemici formata dall’ispettore della Omicidi Francesco Bagni e dal consulente per la sicurezza Corrado Genito. Ha scritto anche alcuni saggi sulla criminalità, la corruzione e l’immigrazione, sempre ambientati in città. Da uno di questi, è stato tratto il film per Netflix “Lo spietato”. Per il teatro è autore, tra l’altro, di “Qui città di M.”, interpretato da Arianna Scommegna, e de “Il carnevale dei truffati”, con Renato Sarti e Bebo Storti. E’ stato il primo a creare negli anni Duemila una serie di spettacoli che “legavano” le canzoni della mala e dell’osteria alla recitazione.
Laureato in giurisprudenza all’università Statale di Milano, assunto da Repubblica nel 1985, ne è diventato inviato speciale nel 1989 e capo della redazione nel 2017. Lo scorso dicembre 2021 si è dimesso, mantenendo un rapporto non esclusivo di collaborazione, per dedicarsi alla scrittura e al teatro.
Ha vinto nel 1992 il premio giornalistico “Premiolino” e nel 2006 è stato insignito dell’Ambrogino d’oro per aver saputo «restituire il ritratto di una Milano viva e suggestiva».
TEATRO GEROLAMO
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