SAMUSÀ
Virginia Raffaele
scritto da Virginia Raffaele, Giovanni Todescan, Francesco Freyrie, Daniele Prato
con Federico Tiezzi
Distribuzione Terry Chegia
Regia di FEDERICO TIEZZI
Dal 3 Maggio al 15 Maggio 2022 al Teatro Brancaccio
“Sono nata e cresciuta dentro un luna park, facevo i compiti sulla nave pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il bruco mela. Poi il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: le attrazioni sono io e siete voi. Tutto quello che siamo diventati stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti.”
Brava Virginia. Da sola riesce riempie 2 ore di monologhi seriosi, seri e profondi. Professionista a 360 gradi , grande esperta del come riempire non solo i silenzi ma anche l’animo degli spettatori. Già dal 2015 con Performance (molto più antologico rispetto a Samusà) e successivamente come protagonista in tv di uno show e una serie televisiva, oltre alla conduzione del Festival di Sanremo e il doppiaggio di Morticia nel cartone animato La Famiglia Addams, Virginia Raffaele sa perfettamente come calcare la scena.
Con Samusà si racconta aprendosi ad una ridda di ricordi personali e del mondo della sua infanzia: il luna park. E a piene mani elargisce divertimento , stupore, emozioni, fa commuovere ma sempre con delle belle risate pronte ad esplodere al momento giusto.
Subito ci trascina nel suo gergo da giostrai (smorfite, slampeggiare, narvali…) che abbiamo imparato quasi istantaneamente e ci porta in questa sua/ nostra galleria di personaggi unici ma veri: la visita del Papà, visto solo dall’ ubriacone di turno, e a cui nessuno crede. La cantante lirica con lo smisurato vestito a fiori, ma che non sa la Carmen; c’è Giorgia Maura, ragazza del Sud con lo zucchero filato in mano (“Ma è cotone”), stralunata come l’Epifanio di Antonio Albanese; c’è Donata, un’ anziana allettata ma arzilla, nella mano tremolante un telefono ( ricordo dolcissimo a Franca Valeri?) e un finale, triste, che non t’aspetti.
C’è la disinformazione totale del complottista/negazionista, ma che diventa una gag fantastica. C’è Patty Pravo, vestita da Winx, con un lifting assurdo che rende incomprensibile quando parla che racconta i suoi cinque mariti tra cui Riccardo Fogli (“È tipo Margherita Hack, però magro”), quello dei Pooh (“Sono tipo i Legnanesi, però con le chitarre”).
Ogni passaggio o meglio, ogni pagina voltata della sua storia è intervallata dai 3 acrobati. Bravi!
Anche il minimalismo delle scenografie e delle luci rende tutto squisito: una perla incastonata in un gioiello.
E poi l’ ultima carrellata di personaggi: Belen, Vanoni, Ferilli e Fracci che anche loro reclamano vita e Virginia le fa rivivere egregiamente. Virginia, il battimani è tuo, te lo sei ampiamente meritato. Ma Signori, non scordiamoci che “ Prendete posto: altro giro altra corsa.”