Otto ottobre 2022, una sala piena, un’atmosfera giusta, tipica da spettatori, soprattutto quando, piano, sale il vociare a canzone degli attori, dietro un palco ancora chiuso, lanciando il dubbio di uno spettacolo già iniziato.
Saranno le prove o sarà già l’esibizione? È questa la domanda che permea tutta la Performance. Le disobbedienti è proprio questo, un altalenarsi fra le impressioni di chi recita e quelle invece dei reali personaggi Cechoviani.
Per altre info sullo spettacolo vedi l’articolo di presentazione.
In un palco avvolto da una musica evocativa, sovrastato da vecchi, impacchettati e impolverati vestiti, si aprono poi i movimenti degli attori. Movimenti evocativi tanto quanto le parole che riescono a rendere fisiche le simbologie Cehoviane:
creano un’atmosfera emotiva in grado di trasportare verso un’emozione, dove il teatro-danza è protagonista tanto quanto il testo.
Le movenze corali degli attori danno vita a ritmi identificativi e il linguaggio della performance mescola cinema e teatro, canzone e discorso, azione e fermo etereo.
Si intuisce l’importanza della conoscenza a tutto tondo della performance moderna e, da qui, si osserva da vicino la mano registica di Antonio Syxty.
L’evocazione dell’atmosfera Cechoviana appare anche dalla sofferenza della vita vera della Russia di allora, ben trasportata sul palcoscenico da alcuni personaggi che, se ascoltati veramente a fondo, fanno commuovere.
Le disobbedienti è assolutamente da vedere, soprattutto per chi conosce bene Cechov: è un altro modo di assaporarne le opere, in una forma-performance destrutturata e divisa fra le voci di più personaggi.