Al Teatro Manzoni di Milano lo scorso 8 novembre ha debuttato “Il Malato Immaginario di Molière“, adattamento e regia di Guglielmo Ferro, che ha come protagonista Emilio Solfrizzi e rimarrà in scena fino al 20 novembre.
Per altre informazioni sullo spettacolo, orari e prezzi vedi il nostro articolo di presentazione
LA RECENSIONE
Lo spettacolo presenta Argante (Emilio Solfrizzi), nel ruolo del malato immaginario, il quale è un uomo solo, ipocondriaco e impaurito della vita, che per sfuggire alle sue responsabilità, si rifugia dietro alle fobie della malattia: secondo lui il solo modo per garantirsi quella visibilità e attenzioni, che diversamente gli sarebbero negate.
Argante non vuole stare bene, così come non hanno nessun interesse a guarirlo lo stuolo di medici che lo cura, in quanto con la sua guarigione perderebbero una fonte di reddito derivante dal denaro che riescono a spillare al povero “malato immaginario”, il quale vive la sua vita in una continua introspezione, facendo un uso spropositato di medicine di ogni genere, preparate ad hoc per lui. Il tutto imprime allo spettacolo un’atmosfera farsesca, che diverte lo spettatore e lo fa ridere, non senza una qualche punta di sadismo, strappando numerosi applausi a scena aperta.
Argante ha bisogno di essere rassicurato continuamente e usa ogni espediente per raggiungere questa sua necessità. Così arriva perfino ad imporre alla figlia maggiore Angelica (Viviana Altieri) di sposare Tommasino Diaforetico (Luca Massaro), nipote del farmacista dottor Purgone (Sergio Basile). Questo matrimonio, lui pensa, gli garantirebbe un continuo accudimento medico. Ma la figlia, dopo un primo fraindendimento col genitore, non ne vuol sapere di questa proposta perchè è innamorata di Cleante (Cristiano Dessì). Da qui in poi si susseguono una serie di espedienti che i due pretendenti adottano, ognuno perseguendo il proprio punto di vista, nonostante non vi sia paragone fra di loro in quanto all’aspetto fisico e personalità. Ma tutto ciò non serve a dissuadere Argante, che non sente ragioni e continua a credere ai medici che lo curano e prosegue, imperterrito, nel suo dissennato ed egosistico progetto, minacciando di mandare la figlia in convento se non lo ubbidirà.
Come se ciò non bastasse la storia si ingarbuglia con Bellania (Antonella Piccolo), la seconda moglie di Argante che, facendo finta di essere dedita a lui, in reltà trama alle sue spalle per portar via al povero uomo tutti i suoi denari, scendendo a compromessi con il suo complice nell’inganno, il notaio Bonafede (Rosario Coppolino).
Il testo di Moliere prevede che a salvare Argante siano proprio tutti quei personaggi che solo apparentemente gli sono contro, così oltre alla figlia maggiore, si aggiungono anche la figlia minore Luigina (Cecilia D’Amico) che favorisce la sorella nel frequentare Cleante. Ma non meno importante, anzi determinante, è il ruolo della serva Tonina (Lisa Galantini) che controbatte con energia il suo padrone e con lui è diretta e senza secondi fini. E’ lei, come vuole il testo, a scandire i ritmi della commedia.
Ma ad imprimere una svolta all’intrigata vicenda entra in gioco Beraldo (Rosario Cappolino), fratello di Argante che usa tutta la sua loquacità pur di condurre il fratello alla realtà e, in complicità con la serva Tonina, ricorre perfino allo stratagemma del travestimento di un improbabile medico, che interviene per un consulto. L’espediente funziona e Argante prende coscienza dei propri errori, che fino ad allora lo hanno portato ad assumere atteggiamenti privi di senso. La vicenda si conclude a lieto fine e tutti i falsi vengono smascherati. I particolari è meglio scoprirli vedendo lo spettacolo.
Ora Argante è guarito dalla sua malattia, che lo teneva lontano dalla realtà della vita ed è capace di vivere la sua solitudine, senza ricorrere ad autoillusionismi che lo portavono a nascondere a se stesso e gli altri la sua vera natura.
Imponente e di grande impatto visivo è l’allestimento scenografico di Fabiana Di Marco, che si sviluppa come una torre lignea, al centro del palco, e rende funzionale l’ambiente in cui vive Argante, dove sono posti bene in evidenza tutti i medicinali usati. Altrettanto funzionali sono le luci, capaci di esaltare i colori sgargianti dei sontuosi costumi dei personaggi firmati da Santuzza Calì.
Emilio Solfrizi con la sua interpretazione è capace di rendere credibile il capolavoro di Moliere, esaltando la comicità del testo creando siparietti esilaranti, sia pure non manchino nella trama alcuni risvolti drammatici che la sua bravura è capace di gestire perfettamente mantenendo lo spettacolo sempre in tono leggero.
Anche il resto del cast in scena dimostra capacità attoriali adeguate al loro ruolo, rese ancora più evidenti dall’impronta registica di Guglielmo Ferro capace di far emergere il meglio di ogni personaggio, sia nell’espressività vocale che gestuale.
Un pubblico convinto applaude a lungo a fine spettacolo il protagonista Emilio Solfrizzi e tutti gli interpreti schierati sul proscenio pronti a raccogliere la gratificazione che gli spetta per l’ottima rappresentazione.
Lo consigliamo ad un pubblico di ogni età, perchè capace di divertire ma anche di far riflettere sulle vere priorità della vita, a cui tante volte non diamo la giusta importanza e non vediamo perchè accecati dal nostro egoismo.
Breve video dei saluti finali.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.