ABC Produzioni
Uno, nessuno e centomila
di Luigi Pirandello
con
Pippo Pattavina e Marianella Bargilli
e con
Rosario Minardi, Giampaolo Romania, Mario Opinato
Regia di Antonello Capodici
in scena
il 6 e 7 gennaio Acireale al Teatro Turi Ferro – TURNO A (sab. 17.30) – TURNO B (sab. 21.00)
e l’8 gennaio Aci Bonaccorsi al Teatro L.Sciascia – TURNO C (dom. 18.30)
Due atti durata 110 minuti
Pubblicato nel ’25 a puntate, in versione definitiva l’anno dopo, ma iniziato nel decennio precedente, l’ultimo romanzo del Genio agrigentino è la summa del suo pensiero, della sua sterminata riflessione sull’Essere e sull’Apparire, sulla Società e l’Individuo, sulla Natura e la Forma. L’Autore stesso, in una lettera autobiografica, lo definisce come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”. Attualissimo, nella descrizione della perdita di senso che l’Uomo contemporaneo subisce a fronte del sovrabbondare dei macro- sistemi sociali, che finiscono con l’annullarlo, inglobandolo: dallo Stato alla Famiglia, dall’istituto del Matrimonio al Capitalismo, dalla Ragione alla Follia.
La scena è abbacinante. Di un bianco perfetto, luminoso, totale. Una scatola bianca. Ma ad una visione più attenta capiremo che le pareti non sono così “innocenti” come sembrano. Un’overture dalla quale si dipanano sia la vicenda che il suo commento. Siamo in molti luoghi, cioè in nessuno. La mente del Protagonista, certo. Ma anche una cella, una stanza d’ospedale o di manicomio. E’ un luogo “non-luogo”, che però si riempie subito di visioni. Ecco, allora, che le pareti della scatola, risultano sì bianche, ma come calcinate. Intonacate da materiale denso, grumoso, impervio.
L’eleganza formale di un Maestro come Pattavina: spensierato narratore in “flash-back”. Furente doppio di sé stesso nelle vicende più dolorose. In questo auto-sostituirsi, c’è persino il possibile riscatto all’impotenza originaria, all’inanità di una esistenza precedente, inconsapevolmente sprecata.
Una sola attrice – il “femminile”, mutevole, soggiogante, oscuro ed ambiguo, di Marianella Bargilli, inquieta ed inquietante – interpreta sia la moglie Dida che la “quasi amante” Maria Rosa, provocantemente ingenua, in maniera speculare, costretta com’è nel suo disturbo “evitante”.
E non tragga in inganno la struttura tradizionale del romanzo d’origine: sì che ribolle delle stesse ferocie familiari che hanno reso l’autore, l’intelligenza più acuta, crudele, definitiva di tutto il Novecento. Oggi parleremmo di “disfunzionalità” e “disturbi del comportamento”. Pirandello, infatti, anticipando di decenni le conclusioni della “Gestalt”, descrive, in realtà, dei sintomi. Scopre – fra le pieghe di un apparente “feuilleton” – una vasta rete di disturbi e nevrosi, epitome di un più ampio malessere, che contagia le società moderne come, tutt’oggi, le intendiamo. Sono tratti di personalità istrioniche; disturbi “borderline”; disturbi ego-sintonici, che i personaggi del dramma hanno tramutato in manie compulsive, in ansie da controllo. Disfunzionalità dell’umore. Bipolarismo.
Rimane, infine, la libertà del racconto. La forza redentrice del relativismo, il sollievo del ridicolo. Narrazione /interpretazione/ esposizione: le atmosfere oniriche, le evocazioni. Lo smobilitamento finale del trauma, che rimanda alle moderne tecniche dell’MDR.
Antonello Capodici
Info:
Per chi non è abbonato biglietti disponibili presso il Botteghino del Teatro Turi Ferro – Via Galatea, 92 – 95024 Acireale lunedi, mercoledi e venerdi dalle 17,00 alle 20,30
Info Line 0959892093
segreteria@teatrostabilediacireale.it
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