Aumento tassi: un errore strategico per Confconsumatori che chiede una marcia indietro della Banca Centrale Europea

Parma, 9 gennaio 2023 – Per Confconsumatori la decisione della Banca Centrale Europea di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale è da ritenersi irresponsabile e sbagliata: la crisi attuale richiede strategie differenti, mentre il rialzo dei tassi causerà un aumento dei costi per le aziende e, di conseguenza, per i consumatori, aggravando inflazione e recessione. Confconsumatori chiede una repentina marcia indietro già dalla prossima seduta del 2 febbraio 2023.

«La BCE pretende di affrontare la crisi inflazionistica attuale utilizzando strumenti ordinari imposti dalla dottrina liberista classica con aumento ripetuto dei tassi di interesse – ha commentato Antonio Pinto, responsabile Banche e Assicurazioni della Confconsumatori – ma la crisi attuale dipende da tensioni geo-politiche e non da eccesso di domanda. Siamo, infatti, di fronte a un preciso aumento dei costi dell’energia e alla scarsità delle materie prime e, dunque, la crisi non dipende da dinamiche del mercato ordinarie».

Per Marco Festelli, presidente nazionale di Confconsumatori: «L’incremento dei tassi della BCE non solo non incide sui rincari ma, a sua volta, provoca, come ormai è chiaro, un rialzo dei costi per le aziende e costi che poi vengono scaricati sui prodotti finali, quindi sui consumatori, e, per l’effetto, concorre all’aumento dell’inflazione».

Confconsumatori, rilevando che l’incremento dei costi è determinato anche dai tassi alti della Bce che contribuiscono decisamente alla recessione, chiede ufficialmente che la Banca Centrale, fin dalla prossima seduta del prossimo 2 febbraio, proceda con una repentina marcia indietro rispetto all’attuale strategia. La banca centrale attualmente si limita a rincorrere l’inflazione ed inviare all’economia un messaggio di incertezza, sia con riferimento ai tassi di interesse che con riguardo alle operazioni sui mercati finanziari. Decidere “seduta per seduta” rende la BCE incomprensibile e questo riduce l’efficacia della politica monetaria.