La Maria Brasca illumina con gioia e passione il Teatro Franco Parenti – recensione

La Maria Brasca, dramma di Giovanni Testori, ritorna in scena al Teatro Parenti, per la regia di Andrée Ruth Shammah fino al 5 marzo.

Per altre infornmazioni sullo spettacolo, trama, date, orari e prezzi, vedi il nostro articolo di presentazione.

Marina Rocco con il suo animo esplosivo e luminoso, è la Maria Brasca del nuovo millennio, erede di un ruolo reso memorabile da Adriana Asti, interprete nello stesso teatro, e prima ancora da Franca Valeri. La voce di Adriana, dalla platea, passa il testimone ad una nuova “Maria”, che merita e rivendica la sua interpretazione.

La Milano del boom economico ospita gli amori, gli intrighi e le delusioni della classe operaia degli anni Sessanta. Maria, libera da qualsiasi costrizione, vive l’amore con passione, donandosi a chi desidera, noncurante dei pensieri e del pettegolezzo schiavo di una morale bigotta e austera. Tra tutti questi uomini, spicca Romeo, interpretato da Filippo Lai, ragazzotto nullafacente, bello come un dio, che la fa innamorare con una tale intensità da affrontare anche i suoi presunti tradimenti a testa alta, con determinazione.

Una scenografia eccezionale regala una fotografia di quegli anni. Gianmaurizio Fercioni ci trasporta in un fotogramma di un film e l’impatto è quello di essere al cinema. A sipario aperto, con le luci che illuminano il palco, non si può non rimanere sbalorditi per la ricostruzione della periferia di Milano, che con artefatti di sipari, palchi a più livelli e meccanismi si apre, rivelandosi con più scene. Lo sviluppo è verticale, la casa dove Maria vive con sua sorella e suo cognato, appare in primo piano, in alto. La scena di passione e di amore è a piano terra, sulla scena principale.

Si entra nella casa di questa famiglia operaia bucandone, figurativamente ma visivamente, il muro spiandone all’interno. È proprio dietro quelle mura che Mariella Valentini e Luca Sandri, coppia stanca e sbiadita, affrontano, Maria per redarguirla ad anteporre la morale alla passione. Un’ impresa impossibile e inutile che si scontra con l’autodeterminazione e la sfrontatezza di Maria. La musica nostalgica di Fiorenzo Carpi, le voci, e persino il treno che si insinua tumultuosamente nei dialoghi incorniciano la scena di una Milano in vena di cambiamento.

Un dramma tutto al femminile vissuto con un’energia coinvolgente che, Marina, incarna perfettamente e trasmette nel suo ultimo dialogo diretto direttamente al pubblico.

Un inno alla vita, all’inseguire i sogni e al vincere qualsiasi pregiudizio con gioia e convinzione.