Il Tribunale di Livorno ha condannato Fincantieri al risarcimento di più di 500mila euro per la morte di U.O., deceduto a 76 anni per un cancro ai polmoni di origine professionale provocato dall’amianto. L’operaio per 21 anni è stato scalpellinatore, carpentiere e manutentore allo stabilimento di Livorno della azienda di cantieristica navale e proprio qui è stato esposto costantemente alla fibra killer. Oltre a manipolare lui stesso l’amianto friabile per tutto il periodo di lavoro e senza essere dotato di dispositivi di protezione, l’asbesto era presente nei locali, negli impianti, nelle coibentazioni e nelle tubature. Questa costante esposizione è stata anche accertata dall’INAIL che aveva già riconosciuto alla vittima i benefici previdenziali.
Adesso il giudice condanna l’industria navalmeccanica al risarcimento dei familiari, assistiti dall’Osservatorio Nazionale Amianto e dal suo presidente, avv. Ezio Bonanni, per una cifra complessiva di 500 mila euro per la moglie, per i danni subiti personalmente per la perdita del compagno con cui aveva condiviso più di 50 anni di vita insieme, e per i loro due figli come risarcimento dei danni non patrimoniali sofferti dalla vittima. Si legge in sentenza: “nel cantiere di Livorno l’uso massivo di materiali contenenti amianto è andato riducendosi nella costruzione dalla metà degli anni ’70, l’attività di riparazione ha comportato manipolazione di materiali contenenti amianto (MCA) e conseguente esposizione sicuramente anche successivamente, dato che le navi in riparazione erano sempre più vecchie e provenivano da svariati cantieri di costruzione, anche esteri, che non necessariamente avevano interrotto l’uso di MCA”.
«Siamo di fronte all’ennesima condanna a carico di Fincantieri che, oltre a violare tutte le misure di sicurezza, ha omesso di informare le maestranze che questo minerale fosse un killer, capace di provocare morte, come purtroppo si è verificato – dichiara Bonanni, che sottolinea – continuerò la mia battaglia perché tutti conoscano i danni che provoca l’amianto e perché sappiano che inalando questi veleni, senza precauzioni, si va incontro alla morte».
Non stupisce quindi che il settore della cantieristica navale sia uno di quelli dove si registrano più casi di vittime d’amianto. Solo le vittime di mesotelioma, secondo il Rapporto ReNaM redatto dall’INAIL, comprendono quasi il 3% di tutti i casi nel nostro Paese. L’ONA assiste questi lavoratori per il riconoscimento dei propri diritti. Per chiedere una consulenza si può chiamare il numero verde 800.034.294 o visitare il sito https://www.osservatorioamianto.it