Il Teatro Manzoni di Milano era completamente esaurito alla prima di “Quasi Amici“, lo spettacolo teatrale tratto dal celebre film omonimo del 2011 di Eric Toledano e Olivier Nakache. I protagonisti di questa versione sono Massimo Ghini e Paolo Ruffini, affiancati da un valido cast composto da: Claudia Campolongo, Francesca Giovannetti, Leonardo Ghini, Giammarco Trulli, Giulia Sessich, Diego Sebastian Misasi. L’adattamento e la regia sono di Alberto Ferrari che porta sul palcoscenico una storia coinvolgente e commovente.
Per altre informazioni sullo spettacolo, date orari e prezzi, vedi il nostro articolo di presentazione.
LA RECENSIONE
L’adattamento teatrale di “Quasi Amici” offre un’occasione unica per esplorare le emozioni profonde dei personaggi, in particolare dei protagonisti Filippo (interpretato da Ghini) e Driss (interpretato da Ruffini). La drammaturgia teatrale permette di amplificare e trasmettere le emozioni nate inizialmente per il cinema, aggiungendo un livello di intimità attraverso le parole, gli scambi e le svolte narrative.
Massimo Ghini, nei panni del ricco e colto Filippo tetraplegico, offre un’interpretazione impeccabile. La sua capacità di esprimere emozioni attraverso la sola espressività del volto, nonostante le limitazioni fisiche del personaggio, è straordinaria. Paolo Ruffini, nel ruolo di Driss, il giovane immigrato dal passato complicato, incarna perfettamente l’esuberanza e la bonaria insolenza, donando una nota di comicità e profondità del personaggio, che fa rispecchiare in modo perfetto.
L’intero cast, nei diversi ruoli affidati, è apprezzabile e con precisione e ironia è in grado di dare forza ai due protagonisti, ma si distinguono Claudia Campolongo, Francesca Giovannetti, il cui talento spicca per la loro presenza scenica.
La scelta di ambientare la storia in Italia, senza dare importanza geografica specifica, è arricchita da riferimenti alla cultura popolare italiana, rendendo l’esperienza ancora più coinvolgente per il pubblico italiano. La presenza di battute inedite e “politicamente scorrette” con riferimenti a pubblicità e personaggi pubblici italiani, dello spettacolo e non, aggiunge un tocco di familiarità e divertimento.
Alberto Ferrari emerge come regista attento, enfatizzando le sfumature dei protagonisti attraverso simboli e linguaggi specifici del teatro. La resa scenica di momenti chiave, come il viaggio in macchina, evidenzia la genialità della regia nel trasporre elementi essenziali del film sulla scena teatrale.
La scenografia è funzionale a se stessa e rappresenta uno spazio aperto e un piano inclinato, che crea un ambiente versatile trasformabile in diverse ambientazioni, introduce i quadri della varie scene nei luoghi della narrazione, diventando ora camere da letto, oppure salotto, ma anche luoghi d’incontro come un ristorante.
In questo adattamento teatrale, si può tranquillamente affermare che nulla viene tolto alla storia e si rivivono tante emozioni del film. Lo spettatore più attento potrà notare che addirittura viene aggiunta una scena in cui Filippo sogna di poter camminare, cosa che nel film non esiste.
D’impatto la scena in cui, con un espediente tecnico fatto di luci “magicamente” e senza che il pubblico se ne accorga, Filippo sale in macchina rappresentata da due sedili e un volante.
Lungo tutto lo spettacolo, grazie all’ausilio tecnico dei video di Robin studio, sul fondale vengono proiettate immagini che trasportano lo spettatore in paesaggi invernali affascinanti, come in tramonti estivi, l’esterno della villa di Filippo o il museo d’arte pieno di opere o ancora le strade della città. Particolarmente emozionante il paesaggio di montagna i cui i due protagonisti vivono la fantastica esperienza di un volo sul deltaplano, che sembra reale.
La musica, curata da Roberto Binetti, gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza teatrale, delineando le emozioni di Filippo e Driss, descritte dalla musica classica per l’uno e dalla musica rock contemporanea per l’altro.
Meritatissimi arrivano applausi a scena aperta, durante tutto lo spettacolo, così come interminabili e scroscianti sono quelli a fine spettacolo, mentre gli attori schierati su proscenio ringraziano il pubblico.
Il film è stato sicuranente un successo del suo tempo, ma questa trasposizione teatrale ha saputo dare un senso ulteriore alla toccante storia. Pertanto è un esperimento riuscito, che merita l’attenzione del pubblico che desisera un’esperienza da ricordare. Lo consigliamo!
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.