Dietro le quinte di Peter PⒶnk: verità e oscurità della favola Disney al Teatro Elfo Puccini – recensione

Il Teatro Elfo Puccini di Milano – dal 23 febbraio al 3 marzo 2024, presenta in prima nazionale lo spettacolo “Peter PⒶnk – Tutta la verità su Peter Pan“, che sarà in Sala Bausch.

Per altre informazioni sullo spettacolo, date, orari e prezzi leggi articolo di presentazione.

RECENSIONE
Le magistrali interpretazioni sono di Corinna Agustoni, Maria Caggianelli Villani e Luca Toracca, che ci accompagnano in questo viaggio verso l’isola che non c’è. Ammetto che difficilmente ho visto a teatro attori così bravi.

Il nucleo della storia si basa sui primi scritti di James Matthew Barrie, in cui Peter Pan ha solo sette giorni di vita e scopre di essere un ‘traquestequello’. La narrazione si sviluppa nei giardini di Kensington, dove Peter incontra fate, animali e altri bambini perduti. La sua scoperta della finitudine lo porta a dimenticare e trascorrere il tempo in un mondo incantato.

La piccola sala dell’Elfo Puccini diventa un’ambientazione davvero particolare per questo spettacolo che è un po’ ai confini della realtà. Siamo in un ospedale infantile con giochi e pupazzi sparsi qui e là, perché la fine della storia viene subito anticipata da tutti: Peter Pan deve morire. La pièce è tratta direttamente dalla realtà e dalla vera storia di Barrie, autore del primo racconto “Peter Pan nei Giardini di Kensington”, che non è stata affatto semplice. La morte precoce del fratello maggiore e l’attaccamento morboso con la madre hanno creato il clima non certo sereno che ha permesso la creazione e l’invenzione della famosa narrazione. Soprattutto la triste fine del fratello crea nella mente dell’autore l’idea che soltanto la morte possa mantenere viva in assoluto la bellezza, l’allegria, il sorriso e il ricordo di un bambino.

Ed è per questo che il racconto di Peter Pan assume un valore completamente diverso da quello espresso nel film della Disney e ci presenta una storia più tetra e punk, per l’appunto, nel momento in cui si trasforma il bimbo che non vuole crescere in un fantasma di un bambino deceduto che nella famosa “Isola che non c’è” insieme ad altri bambini racchiusi anch’essi in questa dimensione.

Una zona in cui gli adulti, rappresentati dai pirati, non possono entrare. Il rapporto tra grandi e piccoli è un tema importante soprattutto quando si accenna alla vera storia di Barrie e della presunta, anche se mai accertata, accusa di pedofilia verso i tre figli di un’amica dello scrittore inglese. Una zona dove il tempo si è fermato per sempre. La famosa scena dell’orologio inghiottito dal coccodrillo viene manifestata in tutta la sua potenza immaginifica e metaforica.

Uno spettacolo che a volte si fa fatica a seguire perché le voci e i ricordi si accavallano, ma al tempo stesso molto musicale. Non soltanto perché l’autrice Caggianelli Villani canta dei pezzi inediti scritti proprio per questo spettacolo ma anche perché la forza del racconto sta proprio nella musicalità del passaggio di battute tra il “vecchio” Peter Pan e gli altri personaggi sul palco.

La scrittura è importante e molto interessante e lo spettatore è completamente coinvolto in ogni singola parola e non si riesce a distogliere lo sguardo e l’orecchio.

Lo spettacolo dura poco, circa cinquanta minuti, ma è davvero molto intenso: fa pensare e riflettere. A mio avviso, è davvero un esercizio interessante quello di poter approfondire cosa c’è dietro le favole e le fiabe di tutti i tempi, perché gli autori e gli artisti sono spesso più interessanti delle storie che raccontano.