Sentenza storica della Corte di Appello di Palermo: diritti riconosciuti per 32 ex dipendenti esposti all’amianto della MA.TE.SI. S.p.A.

Palermo, 5 marzo 2024 – 32 ex dipendenti della filateria MA.TE.SI. S.p.A. di Termini Imerese (Pa) esposti all’amianto hanno diritto sia al prepensionamento che alla rivalutazione della pensione. Lo stabilisce la Corte di Appello di Palermo che ha condannato l’Inps a riliquidare le pensioni con l’adeguamento e le maggiorazioni dei benefici contributivi per esposizione ad amianto. Percepiranno anche gli arretrati per 10 anni antecedenti la domanda amministrativa che, tenendo conto della durata del processo, saranno conteggiati per quasi 20 anni.

In primo grado il Tribunale di Termini Imerese aveva accolto 21 ricorsi dei 60 lavoratori della MA.TE.SI. (poi divenuto Filatura di Campofelice S.p.A.) che avevano optato per il prepensionamento a seguito del fallimento dell’azienda depositando la certificazione di esposizione rilasciata dall’INAIL e presentando la richiesta di benefici contributivi all’INPS che aveva respinto la richiesta appellandosi alla presunta “incumulabilità” della prestazione previdenziale perché già beneficiari di una pensione, come “Lavoratori Socialmente Utili” (LSU), in base alla legge regionale 12/99. Il gruppo, rappresentato dal Sig. Fedele Incandela, si era pertanto rivolto all’Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto, per avviare un’azione giudiziaria per la tutela dei diritti e ottenendo dall’INPS il risarcimento contributivo con rivalutazione della pensione, maggiorata di circa € 500,00 mensili, oltre alla liquidazione degli arretrati di almeno dieci anni dalla domanda. L’ente di previdenza ha però impugnato la decisione tentando, con un cavillo, di fare annullare la sentenza, e ottenendo invece ulteriore condanna della Corte d’Appello. Queste pronunce, che sono innovative perchè impongono all’INPS di applicare i benefici amianto a tutti i lavoratori, anche quelli che avevano ottenuto altri benefici tra cui quelli socialmente utili.  “Tutti questi lavoratori sono stati esposti ad amianto dagli anni 60 e, alla chiusura dello stabilimento nel settembre 1995, sono stati collocati prima in Cassa Integrazione, poi adibiti ai lavori socialmente utili e, successivamente, i pochi sopravvissuti ai numerosi casi di mesotelioma, tumore del polmone ed altre malattie asbesto correlate, sono stati collocati in pensione. Oggi per tutti finalmente l’ulteriore sentenza di accoglimento delle sacrosante istanze” – dichiara Bonanni. Gli fa eco Fedele Incandela che aggiunge: “seppure con i tempi della giustizia italiana, abbiamo avuto giustizia. L’ONA ha fatto un lavoro immenso, nel 2018, grazie a Bonanni, abbiamo ottenuto un incontro con il governo regionale per trattare la questione amianto, durante il quale si è discusso della realizzazione di un Centro di riferimento regionale per la cura e la diagnosi delle patologie da amianto presso l’ospedale Muscatello di Augusta poi inaugurato nel 2019. Oggi la struttura è una importante realtà aggregata al reparto di Medicina del presidio ospedaliero megarese”.