Nel magico mondo del teatro, poche opere resistono al passare del tempo come quelle di William Shakespeare. Tra queste, “Otello” si distingue per la sua eterna rilevanza, portando sul palco temi intramontabili come l’amore, la gelosia e la tragedia. Recentemente, Lella Costa e Gabriele Vacis hanno intrapreso l’arduo compito di rivisitare questo classico, presentando una versione che non solo rispetta l’essenza di Shakespeare, ma si spinge oltre, affrontando temi contemporanei di diseguaglianza, femminicidio e patriarcato.
La produzione, curata dal Teatro Carcano e distribuita da Mismaonda, vede la regia di Gabriele Vacis e la scenografia di Lucio Diana, con la fotografia di Serena Serrani che cattura gli attimi più intensi della performance. L’opera si apre con una dichiarazione audace: “Di precise parole si vive, e di grande teatro” (Ivano Fossati, Discanto). Questa affermazione incarna perfettamente lo spirito dell’intera produzione, che si basa su una rielaborazione intelligente e attuale della drammaturgia originale.
Con uno sguardo attento al contesto contemporaneo, Lella Costa e Gabriele Vacis immergono il pubblico nelle complesse dinamiche di “Otello”, attingendo a temi come la diseguaglianza, il femminicidio e il patriarcato. La storia di un matrimonio misto, manipolazioni subdole e il tragico destino di Desdemona vengono presentati con una freschezza che rispecchia le sfide del nostro tempo.
L’interpretazione di Lella Costa aggiunge uno strato di modernità alla produzione, affrontando la metrica rap con una parodia del brano “Soldi” di Mahmood. Questo tocco contemporaneo non solo conferisce vitalità alla performance, ma sottolinea anche la capacità dell’arte di attraversare epoche e stili musicali, rendendo l’esperienza teatrale ancor più coinvolgente per il pubblico moderno.
Le riflessioni di Gabriele Vacis sulla trama di “Otello” aprono uno spazio critico verso la definizione tradizionale dell’amore nel contesto della storia shakesperiana. L’idea che uccidere per amore possa essere considerato romantico viene messa in discussione, in particolare quando confrontata con la consapevolezza attuale della violenza e dell’oppressione. La regia di Vacis si propone come un’esplorazione di come il patriarcato, radicato profondamente nella cultura occidentale, influenzi la nostra percezione dell’amore e della tragedia.
Credito Foto di: Serena Serrani
14/03/2024 Teatro Sociale, Camogli
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.