Ha debuttato al Teatro Carcano di Milano, il 9 e replicherà fino al 14 aprile 2024 lo spettacolo “La Madre” di Florian Zeller, celebre drammaturgo francese, con Lunetta Savino e regia di Marcello Cotugno.
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RECENSIONE
Nonostante tutto il suo talento letterario, Zeller non è cresciuto frequentando il teatro e nemmeno leggendo molto: “Non c’era molta cultura in casa, non molti libri, ma era presente in un altro modo“, ha detto in una sua intervista. Cresciuto in Bretagna, suo padre era un ingegnere che lavorava spesso in Germania, sua madre amava leggere i Tarocchi. È stata lei che “mi ha insegnato la narrazione, le storie, l’invenzione. Era piuttosto teatrale“.
E di fatto l’autore sceglie una materia tra le più antiche e drammatiche, dai richiami della tragedia greca alla commedia italica contemporanea: il rapporto madre/figlio. La mancanza d’amore di una coppia pluriventennale è scossa ancora di più dalla devozione e dall’ossessione di una madre per il figlio.
Sotto la sapiente guida di Marcello Cotugno, la produzione de “La Madre” raggiunge vette di eccellenza. La regia impeccabile e la cura nei dettagli trasformano ogni scena in un momento di pura magia teatrale. Cotugno riesce a bilanciare perfettamente il tono comico con quello drammatico, creando un’atmosfera coinvolgente e avvolgente che tiene lo spettatore con il fiato sospeso fino alla fine dello spettacolo.
La struttura narrativa dell’opera fa da guida alla mente della madre, che vive in una sorta di multiverso, in cui tutto è sdoppiato e viene vissuto su più piani confondendone la realtà. Le quarantotto ore di racconto vengono ripetute più volte, in modi diversi, raccontando varie sfaccettature della personalità complessa di questa madre. Una donna che vede il figlio innamorarsi di un’altra donna e vive questo evento come un tradimento.
Scenografia asettica per un testo molto profondo, anche se a tratti difficile da metabolizzare. La casa di questa madre è una specie di labirinto con più porte, dove non si capisce l’entrata e l’uscita e dove i confini sono labili. Una scenografia che rappresenta benissimo la complessa mente della donna e l’articolarità del linguaggio.
Grande prova attoriale per Lunetta Savino, che rappresenta la protagonista in modo davvero sorprendente, riuscendo a dare tutti i colori di questa psicologia difficile, dai toni aspri e dolenti, a tratti rabbiosi, all’ironia isterica. Al suo fianco si distinguono Andrea Renzi, un marito assente e superficiale, il giovane Niccolò Ferrero nei panni di un figlio un po’ codardo. La ragazza è invece Chiarastella Sorrentino.
Vero teatro, non saprei come altro definirlo. Teatro duro e reale, consigliato quindi a stomaci forti.