Un nuovo, sorprendente capitolo si aggiunge alla già controversa storia del Guerriero di Capestrano. Il regista e giornalista Alessio Consorte, nel suo film-inchiesta “Il guerriero mi pare strano”, offre una rilettura che potrebbe minare le fondamenta stesse del mito del Re Italico, Nevio Pompuledio.
La Questione dell’Iscrizione e il Mito del Re Italico
L’epigrafe incisa sulla famosa statua del Guerriero di Capestrano è stata per decenni al centro di studi e dibattiti accesi. Secondo la traduzione più accreditata, il testo “ma kuprí koram opsut aninis raki nevii pomp[…]ii” significa: “Me bella immagine fece Aninis per il re Nevio Pompuledio“.
Al centro del dibattito è la parola “RAKI”, che il Prof. Adriano La Regina ha interpretato come “RE”, conferendo al guerriero uno status regale.
Tuttavia, linguisti e storici, tra cui Heiner Eichner, hanno espresso perplessità sulla plausibilità linguistica di questa interpretazione. In particolare, Eichner ha sollevato dubbi sulla trasformazione della vocale “e” in “a” lunga nell’antica lingua osca, sostenendo che la forma corretta per indicare “al Re” sarebbe stata “REKEI” e non “RAKI”.
Le Incongruenze Evidenziate dal Film di Consorte
Durante le riprese, Consorte ha individuato diverse anomalie nell’iscrizione. Tra queste, lettere specchiate, capovolte o multi-direzionali, come nel caso delle “N” di “ANINS” e “Nevii”, che appaiono capovolte o contrarie al resto della scrittura. Secondo Consorte, queste irregolarità suggeriscono una manipolazione da parte di falsari, che avrebbero creato una lingua volutamente “losca” per imitare quella osca.
Ma il dettaglio più sconcertante riguarda la parola “RAKI”.
Secondo il regista, questa non significherebbe affatto “RE”, bensì una bevanda alcolica tradizionale, simile alla grappa, nota nel Mediterraneo antico.
Consorte collega il termine al greco antico “ῥάξ” (acino d’uva) e al moderno raki, una bevanda diffusa in Grecia, Turchia e Balcani.
Dunque, allo stato attuale l’epigrafe non ha nessun significato: “RAKI è solo una parola presa in prestito dal falsario per ingannare“, conclude il regista.
Una Statua Tra Sogni, Analisi e Misteri
Questa nuova teoria si aggiunge a una serie di dubbi già sollevati negli anni. Tra questi:
- La visione del contadino scopritore, che dichiarò di aver trovato la statua dopo un sogno rivelatore.
- Le analisi del CNR (2005), che hanno evidenziato anomalie nella policromia e nella composizione chimica, incompatibili con il VI secolo a.C.
- La presenza di una stesura di gesso bianco, che secondo Consorte sarebbe stata applicata per mascherare dettagli anomali.
Un Dibattito Ancora Aperto
Il film di Alessio Consorte, disponibile gratuitamente su YouTube sta alimentando un vivace dibattito tra storici e appassionati di archeologia. La possibilità che il Guerriero di Capestrano non rappresenti un re ma sia il frutto di una sofisticata falsificazione moderna getta un’ombra su una delle icone più celebri dell’Abruzzo.
Rimane aperta la domanda: il Guerriero è davvero un re italico, o un’illusione storica costruita per soddisfare narrazioni moderne?