Grande successo per “Mettici la mano“, la commedia scritta Maurizio De Giovanni, in scena al Teatro Manzoni di Milano solo per due date, dove stasera ci sarà l’ultima replica.
RECENSIONE
Uno spettacolo che coinvolge tanto con l’ironia quanto con la mimica, enfatizzata dalla capacità degli attori di calarsi nelle vesti di personaggi che sembrano disegnati apposta per loro. Uno spin off della serie televisiva di successo “Il commissario Ricciardi”, con cui condivide due personaggi: il brigadiere Maione interpretato da Antonio Milo e Bambinella interpretato da Adriano Falivene.
Il pubblico è catapultato fin dalle prime battute in una città di Napoli devastata dalla guerra, ma ancora carica di umanità. Un rifugio sotterraneo protetto da una statua della Madonna fa da scenario a elementi tragici ammantati dall’ironia di personaggi dai caratteri diversi, ma accomunati da un gran cuore. Bambinella, il femminiello che sa tutto di tutti, e il Brigadiere, solo apparentemente burbero e severo, accompagnano in un percorso di pentimento la giovane Melina (
Elisabetta Mirra), che ha vissuto e – allo stesso tempo – consumato un dramma. La Madonna, che da “nemica” di Melina si trasformerà in “complice”, assiste all’evoluzione caratteriale dei tre sopravvissuti, in contrasto tra di loro ma convergenti verso nobili sentimenti.

“Mettici la mano” ha un grande pregio: unisce comicità e dramma, ilarità e afflizione per un mondo che sarebbe da prendere senza troppa serietà, ma che invece produce eventi che dal serio arrivano al grave. È un’opera che sa divertire e intrattenere senza soluzione di continuità pur intrecciandosi con racconti inquietanti.
La superstizione fa da apparente causa scatenante delle bombe, la religione diventa l’unica via di salvezza, il pentimento l’unica strada per liberarsi da fardelli imposti dalla meschinità di uomini solo apparentemente grandi come i palazzi in cui vivono. Sempre con il filo conduttore dell’umanità e dell’ironia necessaria per toglier peso a situazioni altrimenti schiaccianti.

Maurizio De Giovanni è un maestro della scrittura, Alessandro D’alatri della regia. Un mix che, unito alle interpretazioni magistrali di attori che sembrano nati per la parte assegnata, crea un infuso di buon’umore che spazza via qualsiasi pensiero sulla crudeltà della vita. Il bene che trionfa sul mare. Le risate che hanno la meglio sulla disperazione. La calma che segue la tempesta, il silenzio rotto prima dalle bombe, poi dalle urla di gioia per la vita mantenuta e la liberà riconquistata. Spensieratezza che segue al pensiero che l’aiuto del prossimo e, per chi ci crede, di chi sta più in alto di noi, può davvero salvare il mondo.

Avvocato e giornalista iscritto all’elenco pubblicisti, Giuseppe Ferrara nasce il 19 luglio del 1989 a Policoro (MT). Fino all’età di 19 anni vive a Nova Siri, un piccolo paese della provincia di Matera, per poi spostarsi a Milano, dove si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, indirizzo societario, dell’università commerciale Luigi Bocconi. Si laurea a pieni voti nel marzo del 2014 con una tesi sui controlli fiscali sugli enti non commerciali, lavorando contestualmente come consulente fiscale presso lo studio Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi & Associati. Iscritto alla pratica forense, consegue un master in domestic and international banking law e diviene consulente della NIKE consulting, società di consulenza direzionale specializzata nelle tematiche di internal governance. Nel 2013 diviene vicedirettore di una redazione milanese e curatore della redazione della Basilicata per una testata online e, successivamente, responsabile della sezione economia e Sport, in veste di nviato fisso allo stadio “Meazza” e al “Mediolanum Forum” di Milano per la cronaca delle partite di calcio e basket e le interviste ai protagonisti. Dal 2016 ha altresì avviato una collaborazione con il giornale cartaceo MilanoSud. Nel 2017 consegue l’abilitazione per l’esercizio alla professione d’Avvocato.
@PeppeFerrara89
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