Nello spettacolo debuttato ieri al Teatro Manzoni di Monza, con repliche fino al 16 febbraio, Marcorè approfondisce l’analisi di un testo che, pur essendo stato scritto oltre 50 anni fa, risuona in modo sorprendente come attuale. La scelta di focalizzarsi su “La Buona Novella” non è casuale: questo album, con la sua rappresentazione di un Gesù umano e rivoluzionario, offre un’opportunità unica per riflettere sulla condizione umana e sulle dinamiche di potere che si ripetono nel corso della storia.
Altre info sullo spettacolo, orari e prezzi, nel nostro articolo di presentazione.
RECENSIONE
Il cuore dello spettacolo è incentrato su temi come la lotta tra il bene e il male, la ricerca di giustizia, la condizione umana e la critica al potere. Marcorè, attraverso l’interpretazione delle parole di De André, ci invita a riflettere su potere e oppressione: Il potere religioso e politico, rappresentato dai personaggi che si oppongono a Gesù, viene denunciato come una forza oppressiva che limita la libertà individuale. Disuguaglianze sociali: La “Buona novella” racconta la storia degli ultimi, dei reietti, di coloro che soffrono a causa delle ingiustizie sociali. Spiritualità e laicità: De André, pur non essendo un credente in senso tradizionale, riesce a trasmettere una profonda spiritualità attraverso le sue canzoni, invitandoci a una riflessione sulla condizione umana e sulla ricerca di un senso più profondo della vita. E ultimo ma non ultimo tema quello della maternità e libertà femminile: La figura di Maria rappresenta la complessità del ruolo femminile e la lotta per l’autodeterminazione. È proprio questo aspetto che mi ha fatto ricondurre la mente ad un parallelismo interessante con un più moderno testo che è “God Save the Queer” di Michela Murgia (che invito a leggere).
La rappresentazione della figura femminile nei vangeli aprocrifi e nella Bibbia ripresa ne “La Buona Novella” e in “God Save the Queer” presenta interessanti punti in comune. Entrambe le opere affrontano il tema della maternità imposta, della violenza subita dalle donne e della loro lotta per l’autodeterminazione. Maria, nella “Buona novella”, è un simbolo di questa condizione femminile, costretta a un ruolo che non ha scelto e destinata a soffrire per la scelta di un altro. Ma allo stesso tempo si verifica una volontà di valorizzare tale figura nella sua grandezza e nella sua potenza nel racconto della storia. Non per altro, probabilmente, il cast è volutamente per la maggior parte femminile.
Bellissima la voce di Rosanna Naddeo, la voce e chitarra di Giua, la voce e percussioni di Barbara Casini, il violino e voce di Anais Drago, la voce e fisarmonica di Alessandra Abbondanza e al pianoforte, in minoranza con Neri Marcorè un bravissimo Francesco Negri.
Lo spettacolo ripercorre l’opera forse più bella del cantautore ligure come una sorta di concept album. Fabrizio De André rivisita la figura di Gesù nei Vangeli apocrifi, concentrandosi sull’aspetto umano e rivoluzionario di Cristo. L’album narra la storia attraverso gli occhi di coloro che lo circondano, come Maria, Giuseppe e i due ladroni crocifissi insieme a lui. L’infanzia di Maria, segnata dalla segregazione nel tempio e dal matrimonio precoce, contrasta con la sua maternità divina. Giuseppe, un uomo semplice e lavoratore, fa da contrappunto alla figura mistica di Maria. La nascita di Gesù è descritta in modo più terreno, lontano dai dogmi religiosi. La crocifissione è un momento di grande dolore, vissuto non solo da Maria, ma anche dalle madri dei due ladroni. Il testamento di Tito, uno dei brani più celebri, rivisita i dieci comandamenti attraverso lo sguardo di uno dei ladroni, offrendo una prospettiva critica e umana. L’album si conclude con un inno all’umanità, Laudate Hominem, che esalta la figura dell’uomo in quanto tale, senza riferimenti divini.
Scenografia semplice ma intrigante che con poco rende davvero tanto, tra simbolismi e luci.
“La Buona Novella” di Neri Marcorè, cantante e attore magnifico, è uno spettacolo che va oltre la semplice celebrazione di un grande cantautore. È un’occasione per riflettere sulla nostra società, sui nostri valori e sulla nostra umanità. Un’opera che, attraverso la voce di Fabrizio De André, ci invita a interrogarci sul mondo che ci circonda e a impegnarci per costruire un futuro più giusto e equo.
Oggi e domani le ultime due repliche da non perdere!