Ieri sera, in un teatro quasi gremito e in un’atmosfera onirica e coinvolgente, Giorgio Lupano ha dato voce e corpo alla straordinaria vicenda dell’uomo nato anziano e vissuto al contrario, con “La vita al contrario – Il curioso caso di Benjamin Button” di Francis Scott Fitzgerald.
Lo spettacolo, resterà in scena al Teatro Manzoni di Roma fino al 30 marzo. Il protagonista è affiancato da Greta Arditi, sotto la regia di Ferdinando Ceriani, con adattamento teatrale firmato da Pino Tierno.
Altre info sullo spettacolo, date, orari e prezzi, nel nostro articolo di presentazione.
RECENSIONE:
Nino Cotone, nato con l’aspetto di un ottantenne nel corpo di un bambino, vive un’esistenza inversa: la sua infanzia si svolge tra le limitazioni e le percezioni tipiche di una senilità, mentre la maturità e la vecchiaia assumono le caratteristiche di una giovinezza. Porta sempre con sé una valigia dove ha racchiuso i ricordi di questa strana vita.
Attraverso questi oggetti, vuole raccontare il suo passato prima che l’oblio lo avvolga, prima che si immerga in un eterno presente simile a quello dei neonati, incapaci di cogliere lo scorrere del tempo. L’adattamento di Pino Tierno rimane il più aderente possibile all’opera originale, rispettandone la struttura con la voce narrante del protagonista che ricalca il modello adottato da Fitzgerald. Tuttavia, la storia è stata italianizzata, trovando una nuova collocazione temporale che attraversa alcuni degli episodi più rappresentativi della storia d’Italia, dall’Unità nazionale fino ai primi anni Sessanta.
Come spiega il regista Ferdinando Ceriani, la messa in scena è impreziosita dai suoni e dalle musiche simbolo dell’epoca rappresentata, dal tardo Ottocento fino al boom economico, passando per i drammi delle due guerre mondiali. Questo allestimento lascia ampio spazio all’immaginazione e agli elementi onirici.
Giorgio Lupano interpreta questa vicenda fantastica dando vita a numerosi personaggi con intensità e versatilità: attraverso la voce, i movimenti e una caratterizzazione tridimensionale, egli guida il pubblico in un viaggio emotivo che spazia dal comico al grottesco fino al drammatico.
Il filo conduttore della vita di Nino Cotone è rappresentato da una figura femminile che cambia sembianze nel corso della trama. Si presenta dapprima come l’infermiera che osserva incredula la sua nascita e poi come la balia che veglia su di lui nelle sue ultime ore infantili.
Al centro del racconto si trova l’amore per Bettina, sua moglie, ma anche le relazioni con altre donne che segnano gli anni tumultuosi della sua maturità, rendendo la sua straordinaria esistenza ancora più ricca di sfaccettature.
Giorgio Lupano, funambolo della parola. Bravo! Per un ora e un quarto è riuscito a tenere l’attenzione dello spettatore al massimo, portandoci in una dimensione che ci ha catturato. Michel Foucault scrisse che si invecchia perché si deve morire. Ma la storia che abbiamo visto e goduto sfida questo processo naturale imprescindibile: nascere vecchio per ringiovanire, assottigliare gli anni anziché accrescerli, acquistare forza e vigore anziché perderli.
Possiamo, quindi, pensare che nascere maturi con l’esperienza di un vecchio con capelli bianchi, con una vita vissuta ma ancora da vivere andando a ritroso, ci favorirà a vivere senza commettere gli stessi errori, a combattere le stesse battaglie perse e, soprattutto, non deludere, né offendere le persone che si amano.
Ma non è così, l’andare a ritroso, recuperando gli anni, non impediranno e non risparmieranno al nascituro vecchio a vivere, sebbene al contrario, le stesse passioni e frustrazioni, affetti e conflitti generazionali, successi negli affari ma anche fallimenti, conoscere l’amore della vita, la gioia di un figlio ma pure un matrimonio infranto e un figlio trascurato negli anni. Infine, sparire nel nulla, nel buio con l’ascolto sempre più debole di una melodia rasserenante che sembra essere una ninna nanna.