Al teatro Manzoni di Monza va in scena una sorta di podcast live sulle neuroscienze o, meglio, sulla relazione che c’è tra cervello e ambiente, tra uomo e tecnologia, in un viaggio molto istruttivo condotto da Andrea Bariselli.
La rassegna è UmanaMENTE edizione 2025, che si articola in quattro incontri, in programma fino al 6 aprile 2025 presso il Teatro Manzoni di Monza. Costruire comunità è il tema portante di questa edizione che approfondirà, spiega l’Assessora alla Cultura Arianna Bettin, “quanto la costruzione di un condiviso spirito comunitario sia oggi una sfida necessaria che richiede ascolto, dialogo e inclusione. Ogni conferenza proporrà un punto di vista unico su come, superando pregiudizi, preconcetti e lavorando davvero assieme per un futuro migliore, è possibile collaborare per affrontare le sfide del nostro tempo, da quelle sociali fino alle questioni climatiche”.
Quattro appuntamenti con protagonisti d’eccezione tra i quali quello di ieri, 18 marzo è stato l’evento “L’errore di prospettiva: il mondo – ed il futuro – visto dalle neuroscienze”. Il neuroscienziato Andrea Bariselli condurrà il pubblico in un viaggio alla scoperta del legame tra essere umano e ambiente, con un focus sulle nuove tecnologie che possono aiutare a ridisegnare il rapporto tra l’uomo e la natura. L’evento è promosso dall’associazione Generazione Senior, con il patrocinio del Comune di Villasanta. Il ricavato sarà devoluto a Thuja Lab A.P.S.
Abbiamo scoperto perché oggi viaggiamo nella nostra scatola cranica con una dotazione di serie un pò obsoleta. Diversamente da quello che crediamo, l’evoluzione di homo sapiens come specie non ha come primo obiettivo la felicità, bensì la sopravvivenza. La felicità a tutti i costi è per lo più un concetto relativamente moderno, spinto dall’onda dei consumi e dal marketing (il marketing è per definizione l’arte di creare bisogni dove prima non ce ne n’erano). Questo viene dimostrato da un bellissimo esperimento col pubblico proprio durante la conferenza.
Abbiamo scoperto che il corpo è un sistema vivente ed è fatto degli stessi elementi e segue le stesse leggi che governano questa Terra. La sua fisiologia è venuta costruendosi nell’arco di centinaia di migliaia di anni per essere adatta alle condizioni di vita su questo pianeta. Se queste condizioni cambiano, in modo repentino, è inevitabile che anche noi dovremo farlo e non sempre in modo positivo. Esempio simbolico è l’atrofia del lobo parietale che non ci permetterà più di fare movimenti complessi con le dita. Perché? Perché il nostro corpo non è più abituato a lavorare di precisione con ago e filo, per esempio, o con strumenti rudimentali utilizzati per centinaia di anni.
Abbiamo scoperto l’imprevedibilità del futuro che rende tutto più confuso e alienante. Il nostro linguaggio, impoverendosi, crea analfabeti emotivi e rende tutto asettico, privo di sentimenti. Questo ultimo passaggio è quello più inquietante poiché fa comprendere come siamo sempre più pronti ad un mondo tecnocratico che artistico. Noi, uomini, che siamo fatti per pensare fuori dagli schemi perché siamo l’unica specie animale con la coscienza, questa forza elettrica che ci stimola al pensiero prima e al pensiero critico poi.
Abbiamo scoperto che l’inquinamento è quasi invisibile ai nostri occhi ed è quindi difficile da sconfiggere. Ci siamo evoluti nella foresta per migliaia di anni ad una concentrazione media di anidride carbonica dimezzata rispetto ad oggi. Ora passiamo circa 20 ore delle nostre giornate in ambienti chiusi ed esponiamo costantemente il nostro cervello a concentrazioni di gas che sono a dir poco folli. Questo è uno degli impatti più sottostimati del cambiamento climatico: ci rende tutti stupidi.
Abbiamo scoperto il sistema Gaia e altre mille cose, ma non ci basterebbe un giorno intero per riprenderle tutte.
L’incontro, durato forse fin troppo poco per tutti i temi interessanti trattati, si è chiuso con un botta e risposta di domande e interventi da parte del pubblico interessato.
Andrea Bariselli chiude l’incontro con una speranza e cioè che quell’homo (autodefinitosi) sapiens abbia davvero la coscienza di capire che qualcosa nel progetto degli ultimi settant’anni è stato sbagliato e come fa un buon tutore di famiglia si fermi e dica: abbiamo fatto un grosso ERRORE DI PROSPETTIVA