Sei personaggi in cerca di… Arlecchino? Al Manzoni di Monza fa il pieno di risate e applausi

Al , fino a domenica 23 marzo 2025, come annunciato nel nostro articolo di presentazione, a cui vi rimandiamo per altre info, à andato in scena “Arlecchino?“, inusitata sceneggiatura per un classico delle maschere veneziane.

Marco Baliani, con la sua regia e drammaturgia di “Arlecchino?”, ha reinterpretato il classico goldoniano “Il servitore di due padroni” in modo audace e originale, senza timore di confrontarsi con la sua grandezza. Pur discostandosi dalla versione tradizionale, e dal celebre allestimento di Strehler, Baliani ha saputo mantenere il rispetto per l’opera originale, trasformandola in qualcosa di nuovo e attuale.

Nei panni di Arlecchino, Andrea Pennacchi propone un insolito, goffo e inadeguato personaggio, offrendo un’interpretazione inedita della maschera, lontana dall’immagine stereotipata di un personaggio esile e agile. Pennacchi, con la sua fisicità imponente e la sua voce calda, tratteggia un Arlecchino goffo ma affascinante, un personaggio a tutto tondo, capace di  emozionare e divertire.


Circondato da attori altrettanto improbabili, ma capaci di reinventare la commedia goldoniana in chiave contemporanea,
lo spettacolo è un mix di cabaret e dramma e rievoca la tradizione teatrale veneta con un tocco di follia. La compagnia, composta da attori versatili, interpreta molteplici ruoli, passando dalle lamentele dei sottopagati alle azioni vorticosi dei personaggi. La loro bravura permette di mantenere la coesione in uno spettacolo che sembra continuamente sul punto di sfuggire di mano.

A farsi interprete del lavoro in scena è un gruppo che mescola gioventù ed esperienza (Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Andrea Pennacchi e Anna Tringali) con un affiatamento di squadra che, complice una regia equilibrata e attenta ai tempi scenici, permette l’esaltazione della bravura del collettivo, mai soffermandosi su una maschera specifica, dando un senso di democrazia meritocratica.


Le musiche di Giorgio Gobbo e Riccardo Nicolin, le scene mobili di Carlo Sala e il testo in continua evoluzione contribuiscono a creare un’atmosfera di delirio controllato. Il risultato è una commedia dirompente e straniante, che, pur tradendo la tradizione, la ricostruisce in modo intelligente e attuale.

La storia è costantemente interrotta da chiacchiere tra gli attori che dimenticano di essere in scena, da cellulari che squillano (e per una volta non è colpa del pubblico), da errori di battute e da balletti scanzonati. Una sorta di metateatro moderno. L’impianto drammaturgico dello spettacolo, che vede una compagnia di attori sottopagati e un capocomico in difficoltà, offre una lettura metaforica della difficile situazione del teatro italiano contemporaneo.

“Arlecchino?” di Baliani, quindi è uno spettacolo divertente, ma anche una riflessione profonda sul teatro, sulla società e sull’arte di reinventare i classici. Questo è davvero un coup de théâtre!