In scena al Teatro Franco Parenti di Milano dal 18 marzo, replicherà fino al 13 aprile, “Schegge di Memoria Disordinata a Inchiostro Policromo” rappresenta un’esperienza teatrale intensa e coinvolgente. Lo spettacolo, diretto da Fausto Cabra e scritto da Gianni Forte, affronta con coraggio e sensibilità la complessa vicenda di Billy Milligan, il primo imputato nella storia americana assolto per infermità mentale dovuta a un disturbo dissociativo della personalità.
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Raffaele Esposito, Anna Gualdo ed Elena Gigliotti danno vita a una performance straordinaria. Esposito incarna Billy Milligan e le sue molteplici personalità con impressionante versatilità, passando da vittima spaurita a un’alter-ego femminile sicuro di sé. Le due attrici lo affiancano dando voce e corpo, ora alle vittime, alla madre, al medico, al poliziotto, oppure alle altre personalità che popolano la mente frammentata del protagonista.
La regia di Fausto Cabra si distingue per una scelta scenica essenziale ma potentissima: le didascalie proiettate sullo schermo alle spalle degli attori guidano il pubblico nella narrazione, rendendo più comprensibili i repentini passaggi tra le diverse identità. L’effetto è ipnotico, con una fluidità che cattura l’attenzione e amplifica la tensione psicologica.
Ottima e impeccabile la regia di Fausto Cabra, che per dar vita a degli interrogativi usa un sistema apparentemente semplice e schematico, che si sviluppa in un crescendo di tensioni capaci di far scoprire man mano il dramma che prende forma. Gli spettatori rimangono in diverse occasioni col fiato sospeso.
La scena si sviluppa intorno a pochi elementi simbolici: una sedia sdraio su cui il patrigno del protagonista, interpretato da un non-attore, osserva passivamente la TV. Questo personaggio, apparentemente marginale diventa la costante presenza inquietante, che ricorda le violenze subite da Billy in giovane età: il patrigno, che in alcuni momenti si trasforma anche in tecnico di scena, sposta gli oggetti e modifica gli spazi, suggerendo la fluidità e l’instabilità della mente del protagonista.
Il testo di Gianni Forte va oltre il caso giudiziario: gli spettatori vengono coinvolti emotivamente anche grazie alla vicinanza fisica con lo svolgimento delle scene, dovuta alla configurazione della sala A2A. Tutto è finzione teatrale e viene specificato dalla voce narrante, ma è talmente interpretato bene da sembrare reale, come ad esempio il sangue che esce dalla bocca a seguito degli atti autolesionisti della vittima, il quale volutamente si procura delle lesioni nonostante abbia i polsi ammanettati perché in stato di arresto.
La drammaturgia sonora firmata da Mimosa Campironi si distingue per le sue sonorità psichedeliche, che richiamano il rock anni ’70 con riferimenti ai Talking Heads, Laurie Anderson e Led Zeppelin. I suoni disturbanti e le voci sussurrate creano un’atmosfera inquietante e frammentaria, perfettamente in linea con il caos interiore di Billy Milligan.
“Schegge di Memoria Disordinata a Inchiostro Policromo” si configura come un viaggio affascinante nella psiche umana. La drammaturgia di Gianni Forte riesce a restituire la complessità del disturbo dissociativo, costringendo il pubblico a confrontarsi con i confini incerti tra realtà e finzione.
Una grande prova degli attori, con le due attrici Anna Gualdo ed Elena Gigliotti che interpretano più ruoli e con Raffaele Esposito davvero straordinario con tutte le sfaccettature che sa creare per il suo personaggio Billy Milligan. Esposito dà vita a più personalità, differenti ma tutte assolutamente credibili. Si trasforma in vittima della violenza paterna, diventa lui stesso capace di violenza fino a subire una vera e propria tortura.
La fine arriva ma senza una vera risposta, senza alcuna certezza di responsabilità. È vero, finge? La risposta la darà ognuno a seconda della propria sensibilità.
Grazie a un cast affiatato, una regia incisiva e una colonna sonora che amplifica il senso di disorientamento, questo spettacolo si conferma una delle proposte più intense della stagione teatrale milanese.
Visualizza qui il video della chiamata alla ribalta degli artisti.
Grazie alla direttrice artistica Andrée Ruth Shammah per aver portato nel suo teatro questo spettacolo e grazie a Francesco Malcangio per averci pernesso di vederlo.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.