Incoraggiante esordio per il giovanissimo autore torinese Francesco Prioli (classe 2001), che si affaccia al mondo poetico con il libro d’esordio “Fiabe del niente e del mondo“, editato dalla Aletti nella collana “Le Perle”, con prefazione del maestro Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo.
Prioli ha passato buona parte della sua vita con carta e penna tra le mani e il fido zaino in spalla, si legge nel testo riportato nel retro di copertina. Da quando ha imparato a scrivere non ha più smesso. Ha coltivato in particolare la passione per la poesia durante gli studi classici presso il Liceo Classico Bodoni di Saluzzo ed attualmente continua la sua formazione, nel campo della scrittura, frequentando il primo anno della Scuola Holden di Torino.
Ma qual è il mondo rappresentato da Francesco nei propri versi? Quale realtà emerge dai testi, da queste «canzoni mormorate sul pullman verso scuola o al tavolo di un bar»?
«Le “Fiabe del niente e del mondo” sono i racconti di un menestrello che si trova a far fronte al moderno nichilismo, col quale combatte e instaura una buffa storia d’amore – confida il giovane nell’introduzione scritta per i lettori, soffermandosi anche sul significato del titolo -. Le “Fiabe del niente e del mondo” sono mondo perché innamorate di un lancinante impressionismo dell’animo e sono niente perché si rivolgono alla filosofia, al fumo, alla silenziosa e crudele volta celeste: sono mondo perché sono dettagli irrilevanti e bellissimi, sono dei quadri fini a sé stessi e struggentemente romantici; sono niente perché sono le parole inventate delle stelle lontane».
Lo spessore intellettuale di Prioli è lampante già da queste brevi frasi, così come la sua consistenza poetica, che gli ha fatto maturare importanti riconoscimenti, qualificandosi tra i vincitori dei concorsi di poesia “Imbookiamoci”, indetto dal Sistema Bibliotecario di Fossano, Saluzzo e Savigliano, e “Engel Von Bergeiche”, indetto dall’omonima associazione culturale di Castelfranco Emilia.
L’universo di Prioli è “uno sfondo vibrante di suggestioni e vaghe presenze”, secondo il critico letterario e regista teatrale Alessandro Quasimodo, che è stato conquistato dalla profondità della poetica del giovane. «L’opera di Francesco Prioli nasce dal desiderio di conoscere eventi, emozioni, magari marginali, osservando il mondo circostante, anche se “gli astri sono immobili”».
Ed è proprio quel sano affanno di conoscenza, tipico della gioventù, che dovremmo imparare a conservare col passare degli anni e che emerge con forza dalla raccolta poetica. Una peculiarità che fa, di questo libro, una speciale lettura per ogni fascia d’età.