“Ultima frontiera” è il titolo dell’ultimo libro dell’artista milanese classe 1969 Giovanni Cerri, che verrà presentato lunedì 8 novembre alle ore 18 a / Circolo del Commercio in corso Venezia 51 a Milano in occasione dell’inaugurazione della sua nuova mostra che porta il medesimo titolo, “Ultima frontiera”, e che rimarrà aperta al pubblico sino al 23 novembre.
IL LIBRO
Presentato da Stefano Crespi, edito nel 2020 dalla casa editrice Le Lettere di Firenze nella Collana Atelier, ma sino ad oggi mai presentato al pubblico a causa della pandemia Covid-19, “Ultima frontiera” si presenta come un connotato diaristico, divenuto sempre più raro, dove vive la “voce” dei ricordi, dei volti, dei momenti esistenziali, delle figure dell’esistere: richiami all’adolescenza, le prime immagini dell’arte nello studio del padre, conoscenze di personaggi testimoniali, incontri con artisti.
In una scrittura aperta ed esplorativa emergono due tematiche in una singolare originalità: la periferia come corrispettivo della solitudine dell’anima e lo sguardo senza tempo nell’inconscio, in ciò che abbiamo amato, in ciò che non è accaduto.
Le prime nove copie del libro che verranno vendute conterranno un’opera numerata dal titolo “Ultima frontiera” (tecnica mista su carta, 13×18 cm).
LA MOSTRA
Giovanni Cerri da pochi giorni ha inaugurato al Museo Italo Americano di San Francisco, insieme al padre Giancarlo, il progetto espositivo a cura di Bianca Friundi “The art of two generations” (28 ottobre 2021 – 20 febbraio 2022), confronto aperto tra le ricerche pittoriche dei due artisti milanesi che presentano due differenti mostre: Giovanni Cerri “2020: Milano nell’ora del lupo”, il padre Giancarlo “Le sequenze astratte. 1995-2005”.
Rispetto alla personale americana, dove Giovanni fornisce un nuovo percorso di immagini ispirate al capoluogo lombardo durante la pandemia Covid-19 attraverso 39 opere fra disegni e dipinti, a Milano presenta 23 opere, tutte tecnica mista su tela, che riassumono gli ultimi dieci anni della sua attività: La tematica urbana, che caratterizza da sempre il suo percorso, si è sviluppata negli ultimi anni e appare nei quadri più recenti come territorio più immaginario, con l’elemento della natura che invade lo spazio della città.
La natura si riappropria di quello che le è stato tolto dall’uomo, riconquista vita occupando strade, muri, case. Il messaggio è particolarmente evidente nel quadro-manifesto della mostra, Giungla urbana (2021), in cui una macchia verde di vegetazione si estende a perdita d’occhio in estrema lontananza, laddove una volta c’era una periferia, un quartiere. Le ciminiere delle fabbriche sono diventate verdi, ricoperte di muschi e rampicanti. Questi i quadri più recenti, intitolati anche Off limits, a indicare territori interdetti, forse proibiti, pericolosi. La città è diventata selvaggia, non più civile. In esposizione poi alcune periferie e qualche paesaggio industriale degli anni appena passati, anche provenienti da collezioni private.
Scrive Stefano Crespi nel testo in catalogo: “Questa mostra si apre a uno spazio senza fine di sensi, luce, avventura dell’immagine. Un ciclo molto documentato è la periferia che è un’intuizione umana, artistica, psicologica di Cerri. La periferia scorre, si perde in immagini toccanti, struggenti. Da una parte si ritrova una periferia (case, viali, strade) nel momento dell’abbandono, nel grigio di un addio ancestrale. Dall’altra parte, come nelle ultime opere di questa mostra, ritroviamo originalmente la periferia in un orizzonte, in un incanto, nella visione di una bellezza indicibile. Accanto alla periferia, tema emblematico è lo sguardo senza tempo. Il «vedere» è la scena dei linguaggi, lo sguardo è memoria, epifania, ciò che è stato amato, ciò che non è accaduto. Lo sguardo è il viaggio impossibile verso l’assoluto. In mostra il volto femminile esce da ogni caducità verso una segretezza misteriosa”.
GIOVANNI CERRI / Nota biografica
Giovanni Cerri è nato nel 1969 a Milano, dove vive e lavora.
Ha iniziato a esporre nel 1987 e da allora ha tenuto mostre in Italia e all’estero, esponendo in importanti città come Berlino, Francoforte sul Meno, Colonia, Stoccarda, Copenaghen, Parigi, Varsavia, Toronto.
Da sempre attratto dal territorio urbano di periferia, la sua ricerca si è sviluppata nell’indagine tematica dell’archeologia industriale, con raffigurazioni di fabbriche dismesse, aree abbandonate e relitti di edifici al confine tra città e hinterland.
Nel 2011 espone al Padiglione Italia Regione Lombardia alla 54° Edizione della Biennale di Venezia.
Nel 2021 espone con una personale al Museo Italo Americano di San Francisco.
Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro “Ultima frontiera” per la Casa Editrice Le Lettere (Firenze), collana Atelier curata da Stefano Crespi.