Parte da Serrano, nel Salento, con un convegno e una raccolta firme per chiedere cure psicologiche per chi usa violenza contro le donne e il partner

Parte da un piccolo paese del Salento, Serrano (1.200 abitanti) e dall’Associazione MOLLARE MAI Hand bike sport,  na raccolta di firme per chiedere al Parlamento perché la legge 69 del 2019, cosiddetta “Codice rosso”, contro la violenza di genere, sia rafforzata con l’inserimento di nuovi articoli. L’obiettivo è di prevedere un ciclo di cure psicologiche obbligatorie per chi usa violenza (anche in forma “leggera”) contro il proprio partner, in famiglia, fuori e dentro le mura domestiche.

La raccolta firme è stata avviata al termine di un Convegno organizzato dall’Associazione MOLLARE MAI, presieduta da Adriano Bolognese dal titolo molto significativo: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”.

Dopo il saluto del sindaco, Mario Bruno Caputo a fare da relatori sono stati Anna Trono, già docente di geografia di UniSalento, Carmen Mancarella, giornalista professionista, Ivan Potì, già docente di psicologia della scrittura a UniSalento, Valentina Portaluri, atleta dell’Associazione Mollare mai Hand Bike e Sport ed Eleonora Marrocco, presidente di Geapolis. Tutte le persone presenti al convegno, vale a dire 57, hanno firmato chiedendo che l’appello sia portato avanti.

“Chi usa violenza contro il proprio partner ha bisogno di aiuto psicologico perché solo una mente malata può pensare che dare uno schiaffo al proprio partner sia a fin di bene: serve a correggere un comportamento sbagliato. Si parte sempre da uno schiaffo per arrivare poi al femminicidio”, dice la giornalista Carmen Mancarella, ideatrice dell’iniziativa della raccolta firme, appoggiata e sostenuta con entusiasmo dai volontari dell’Associazione e da tutti i presenti.


“La legge 69 del 2019 ha previsto un trattamento di cure psicologiche, ma solo una volta che chi ha commesso violenza arriva in carcere. Infatti si tratta di un articolo relativo al codice di polizia penitenziaria. Si afferma che il detenuto può accettare di essere messo sotto osservazione da un pool di esperti per un anno.

E se le relazioni saranno a lui favorevoli otterrà una riduzione della pena. Ma non serve a nulla intervenire quando lui è già arrivato in carcere”.

“Sensibilizzare su questi temi è importantissimo”, dice il sindaco Mario Bruno Caputo. “Abbiamo passato tutta la giornata a partecipare ad eventi dedicati al 25 novembre per contrastare la violenza contro le donne. A scuola abbiamo visto con i ragazzi un cortometraggio in cui alla fine, la vittima di violenza diventa lei stessa colpevole”.

Ha alle spalle una lunga carriera spesa per indagare sulla condizione delle donne sfruttate:
le tabacchine, le contadine che molto spesso dovevano accettare anche violenze sessuali pur di conservare il proprio posto di lavoro, la professoressa, Anna Trono, da sempre impegnata nel Sociale e nel contrasto della violenza di genere anche con il progetto URBAN, varato con fondi europei dall’Amministrazione guidata a Lecce dalla senatrice Adriana Poli Bortone. “Una donna su tre subisce violenza e si trincera dietro al muro del silenzio”, spiega la professoressa Trono.

“Molte volte è stato difficilissimo ottenere le loro testimonianze. Lo dovevamo fare in forma anonima e per telefono”.
Spiega Valentina Portaluri: “Nonostante il mio problema motorio ho combattuto per tutti i diritti dell’umanità e oggi sono qui per combattere contro tutti i silenzi perché le donne possano contribuire a costruire un mondo migliore dove uomo e donna devono crescere assieme in coesione. Mi batto anche per i diritti delle donne in carrozzina, di cui non si parla mai. Le donne in carrozzina valgono”.

Intensa e toccante la testimonianza di Piero De Vito che dice: “Le donne non si toccano. Sono come un fiore”. Ha analizzato il caso di un femminicidio avvenuto a Reggio Calabria lo psicologo Ivan Potì. “Chi uccide una donna ha sicuramente problemi psicologici e avrebbe bisogno di aiuto.

Ma non confondiamolo con la depressione perché non sempre la depressione porta a questo. Inoltre il mio invitò è di stabilire una sorta di controllo sociale, in cui anche i vicini devono sentirsi responsabili e non chiudersi gli occhi se sentono due coniugi litigare, perché non bisogna intervenire quando è ormai troppo tardi. 1522 è il numero di telefono da chiamare”.

“Puntare sulla collaborazione tra uomo e donna, mirare alla coesione”, sono le conclusioni tratte dalla presidente di Geapolis, Eleonora Marrocco.

Al tavolo momenti toccanti e molto intensi grazie alle testimonianze del presidente Adriano Bolognese e della giornalista Carmen Mancarella.