Il dramma umano e artistico di Vincent Van Gogh, ancora solo per una settimana al Teatro Manzoni di Milano

Dopo un applaudito debutto, avvenuto sul  palco del Teatro Manzoni di Milano il 15 novembre scorso, lo spettacolo VINCENT VAN GOGH – L’ODORE ASSORDANTE DEL BIANCO, di Stefano Massini, sta replicando con successo tutte le sere e starà in scena fino al 2 dicembre 2018.

Per altre informazioni sullo spettacolo, cast, prezzi ed orari vi rimandiamo al nostro precedente articolo.

Non è inutile ricordare, anzi ribadire,  che questo testo teatrale di Stefano Massini è stato vincitore del Premio Tondelli a Riccione  nel 2005 per  la poetica  e, secondo la motivazione della giuria,  è “...capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva”,

Il protagonista  Alessandro Preziosi,  è affiancato sul palco da  Francesco Biscione ed altri quattro bravi attori.

Ma, dicendo Alessandro Preziosi la memoria collettiva corre immediatamemte alla fiction “Elisa di Rivombrosa”, anche se era molto tempo fa e, nel frattempo, Preziosi ha fatto molte altre cose, tra cui uno stupendo “Don Giovanni”, ma è anche cresciuto e non solo angraficamente, perchè adesso ha 45 anni e quindi nel pieno della maturità di un uomo, sia pure ancora giovane e piacente, specie all’universo femminile che lo guarda come un icona di bellezza mediterranea, sia pure i suoi occhi sono di un azzurro intenso ed il suo sguardo spesso parla più delle parole.

Per il personaggio di questo spettacolo Alessandro Preziosi ha voluto, e credo sicuramente anche dovuto, fare non solo una ricerca ma anche un intensa preparazione interiore per poter dare il massimo nella sua interpretazione di un ruolo non affatto facile, poichè come risaputo il pittore Vincent Van Gogh era un geniale folle e quindi, per entrare nel personaggio e renderlo al meglio  agli occhi del pubblico, è  richiesto  uno sforzo psichico e fisico che va oltre le normali capacità attoriali e Preziosi, ci è riuscito pienamente.

Il sipario si apre e subito lo spettatore ha l’impatto con il bianco di tre pareti  e di un piano anch’esso bianco, che vuole raffigurare la “cella” del manicomio di Saint Paul. Sulla scena solo una sedia ed un vaso con una pianta dai fiori pure bianchi. Questo primo quadro è solo l’inizio di una storia ricca di emozioni e colore che va avanti sino all’ultimo minuto del dramma.

LA TRAMA:
Era il 1889 e Van Gogh che era stato richiuso coattivamente in un manicomio, dal quale vuole uscire con tutte le sue forze, perchè lì non solo è prigioniero fisicamente, ma la sua punizione più grande è quella di non poter esprimere la sua arte attraverso i colori sulla tela. Per lui è una necessità vitale, ma nulla gli è concesso in quel luogo di solitudine: solo sevizie di metodi che non riusciranno mai a recuperare la memte di Van Gogh come di nessun altro.

Sarà il fratello Theo, che gli verrà in aiuto, vero o solo frutto dei pensieri bisogna scoprirlo e non vi diremo qui la realtà per non spoilerare troppo. Si può però dire che l’inaspettata visita del fratello dentro la stanza e poi del direttore dell’Ospedale psichiatrico, allenteranno il dolore di Vincent Van Gogh e “l’odore assordante del bianco” comincerà a prendere colore, fino a che le sue  pennellate  daranno vita  a ben centotrenta opere. Poi la sua prematura morte, verosimilmente un suicidio, ha fatto perdere all’umanità intera un arte che rimane eterna e unica, frutto di una mente e sensibilità eccelsa come ben pochi altri artisti.

E’ evidente che lo spettacolo è un thriller psicologico che ruota intorno alla creatività artistica di Vincent Van Gogh e coinvolge lo spettatore lasciandolo letteralmente senza fiato in un crescendo di emozioni fino alla fine, specie in alcuni momenti in cui il pathos è  intenso e penetrante fino nel profondo dell’anima.

La regia di Alessandro Maggi  è preziosa e sapiente, quindi capace di rendere ancora di più emozionante e poetico il testo che Alessandro Preziosi  interpreta con grande intensità fino allo stremo fisico.

Avrei voluto chiedere a Preziosi, ma non c’è ne è stato il tempo, quale segno ha lasciato e lascerà nella sua anima la preparazione di questo personaggio? Lo stesso artista in conferenza stampa ha citato, per far capire la vastità, un famoso passo del libro del profeta Ezechiele, che troviamo al capitolo 37 del testo biblico: «Figlio d’uomo, possono queste ossa rivivere?». Io risposi: «O Signore, o Eterno, tu lo sai».  Mi disse ancora: «Profetizza a queste ossa e di’ loro: Ossa secche, ascoltate la parola dell’Eterno.  Così dice il Signore, l’Eterno, a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi rivivrete.  Metterò su di voi la carne, vi coprirò di pelle e metterò in voi lo spirito, e vivrete; allora riconoscerete che io sono l’Eterno».

Da queste parole e dalla profonda ricerca, sembrerebbe che questa esperienza abbia formato in lui un corpo, una massa di “carne” nuova sulla sua struttura “ossea”, che non può certo svanire alla fine della tournèe teatrale.

Credo invece che andrà a sommarsi al suo bagaglio artistico, quindi come per il vino, invecchiando,  è destinato a diventare sempre più bravo e, forse, raggiungerà l’eccellenza.

Ai posteri l’ardua sentenza!

Ma, a prescindere della scalata artistica, morale e personale del suo interprete, questo spettacolo va visto assolutamente, con grande rispetto e senza pregiudizi.

Ve lo consigliamo fortemente.

Per l’acquisto dei Biglietti on line: TicketOne