I Bagni misteriosi del Teatro Franco Parenti… quale location migliore avrebbe potuto accogliere lo spettacolo “AMEN” , scritto da Massimo Recalcati, con la regia di Valter Malosti.
Altre info sullo spettacolo al nostro articolo di presentazione.
Come l’acqua delle romantiche piscine riflette le luci di una Milano autunnale all’imbrunire, così una madre, il figlio e un soldato riflettono le fasi di una vita, dalla nascita all’età adulta: parole scandite in un canto lento, sordo e interiore.
Sistole e diastole, caldo e freddo, chiaro e scuro. silenzio e rumore… vita e morte. Una vita che inizia come morte imminente; una morte che incombe alla porta, quasi a costringere la vita ad andarsene!
Una incubatrice è il mondo tra la vita e la morte. L’autore stesso (Massimo Recalcati) l’avrebbe voluta posizionare sul palco, quale “invito” a guardare la realtà di una madre (Federica Fracassi) che saluta il figlio, sostituendolo nel suo immaginario consolatorio con un altro che verrà, quasi a esorcizzare le parole di un medico cinico e senza pietà.
Recalcati racconta di essere nato prematuro e di aver ricevuto insieme il battesimo e l’estrema unzione: benvenuta la vita… Inizia la lotta per non perderla.
Il suo cuore batteva nel ricordo di quel battito della madre che cullava i suoi languidi sonni in una gestazione naturale, che ora è diventata una scatola di vetro, rifugio e protezione dalla morte.
Il regista Valter Malosti ha scelto un’evoluzione dinamica di voci che si susseguono (Marco Foschi, Federica Fracassi e Danilo Negrelli) e che si diluiscono nell’accompagnamento musicale suggestivo, a tratti doloroso, di Gup Alvaro e Paolo Spaccamonti.
Due momenti segnano la storia:
Il primo binomio è tra madre e figlio, nella profondità del sentimento di distacco da quella vita che prima era dentro la donna, distacco preteso dalla morte che rincorre il neonato senza dargli tregua. Ogni respiro e ogni sospensione d’aria battono il tempo; ogni battito del cuore segna la vita e la non-vita, lo start e lo stop.
Il secondo binomio è tra il bambino (Enne 2) e il padre/soldato, protagonista del libro che il ragazzo leggerà come primo “Il sergente della neve” di Mario Rigoni Stern, sinonimo del partigiano di “Uomini e no” di Elio Vittorini. Dalla figura del soldato (Danilo Negrelli), eroico, robusto di esperienze di sopravvivenza, esce la grande capacità di resistere alla fatica di camminare “passo dopo passo”, nella neve fredda e schiacciante. Ecco il parallelismo vissuto con grande intensità da Enne 2, che sfonda la barriera ovattata del freddo ambiente solitario e che lotta contro il piccolo respiro affannoso che vorrebbe lasciarsi andare e spegnersi poco a poco… Sistole/diastole, fatica/resistenza, dolore/speranza…
E poi ancora; il ragazzo entra nella passione del cuore, del sentimento, del contatto fisico della sessualità giovanile con la sua amata. Lo stato di crisi è passato; il soldato forte ed eroico può declinare la responsabilità in materia di forza. L’amore è ora la leva caparbia che porta aldilà della paura della morte. E’ vita, generante, capace di sconfiggere un passato di turbamento, per lasciare spazio all’esplosione di ciò che si è condensato dentro.
Tre attori e due musicisti: voci narranti in modo sentito, capaci di trasmettere ansie e paure, ma anche amori genitoriale e passionali.
E allora amen, così sia: tutto sia benedetto da questa piccola parola!
Non è poca cosa che la direttrice artistica (da ben 50 anni!!) del teatro Franco Parenti Andrèe Ruth Shammah abbia scelto di produrre questo spettacolo in una cornice così suggestiva, conferendole il significato di agorà, piazza di comunicazione, confronto e raccolta, come accaduto anche nelle altre città di rappresentazione. Non solo: ci sarà un’altra edizione della stessa opera, ma a cura degli studenti della scuola Paolo Grassi, con allestimenti diversi e rivisitazioni da scoprire.
La stessa direttrice ha espresso pubblicamente un desiderio: sentire Recalcati recitare almeno alcune parti del suo testo… ci aspettiamo l’esaudimento!
Foto di Donatella Zorzetto