Recensione  de ‘La Febbre del Sabato Sera’, il musical che fa ballare tutti, in scena al Teatro Nazionale di Milano

La nuova versione de La Febbre del Sabato Sera, presentata dalla Compagnia della Rancia, si conferma un’esperienza coinvolgente e travolgente, in cartellone al Teatro Nazionale Italiana Assicurazioni di Milano fino all’11 gennaio 2025.

Sotto la sapiente regia di Mauro Simone, questo musical riesce a ricreare fedelmente l’atmosfera degli anni ’70, portando sul palco la lotta dei giovani per trovare il loro posto in un’America post-Vietnam, in preda a crisi sociali e disillusioni.

Altre info sullo spettacolo, date orari e prezzi sul nostro articolo di presentazione.

Guarda qui il trailer dello spettacolo.


RECENSIONE:

Mauro Simone, nel mettere in scena questa versione dello spettacolo, ha scelto di restare il più possibile fedele all’originale, pur inserendo elementi di novità. Il regista ha studiato attentamente il film in lingua originale, raccogliendone le sfumature e restituendo sul palco l’energia e la voglia di riscatto dei giovani dell’epoca. La discoteca 2001 Odissey, epicentro del musical, diventa un luogo simbolico di evasione, dove i protagonisti possono lasciarsi andare e abbandonare le difficoltà della vita quotidiana. Rappresenta una novità vedere il ruolo dello  scatenato Dj Monty, in  versione femminile  a sua volta affiancata da Candy, un’altro personaggio femminile, cosa diversa da altre versioni e dal film.

Ma nella storia non mancano di essere evidenziati  momenti di tensione, di violenza e perfino un momento particolarmente tragico, che faranno riflettere e commuovere.


Mauro Simone ha dimostrato una notevole capacità nel bilanciare due elementi fondamentali del musical: la potenza visiva delle coreografie e il peso emotivo dei dialoghi. Egli, infatti, non si è fermato alla spettacolarità del ballo ma ha saputo infondere una grande intensità emotiva nei dialoghi, che riflettono le frustrazioni, i sogni e i conflitti interiori dei personaggi: i momenti di confronto tra Tony Manero e gli altri personaggi, ma anche quelli tra i vari membri del cast, sono ricchi di tensione emotiva. Questa contrapposizione tra scene ad alto impatto visivo e momenti più intimi e drammatici permette allo spettatore di entrare in profondità nelle vicende personali dei protagonisti, rendendo la narrazione più complessa e avvincente


Gaia Soprano,
nel ruolo di Stephanie Mangano, si distingue per la sua voce cristallina e una presenza scenica magnetica. La sua interpretazione, tanto intensa quanto dinamica, riesce a trasmettere tutte le complessità del personaggio, una giovane donna determinata a inseguire i suoi sogni. Simone Sassudelli, invece, nel ruolo di Tony Manero, si dimostra un interprete capace soprattutto nella danza, eccellendo nelle coreografie. Sebbene la sua performance canora non sia al livello della sua abilità nel ballo, l’energia e l’intensità che infonde nel personaggio catturano comunque l’attenzione del pubblico.

Gli altri membri del cast mostrano grande padronanza e fluidità nei loro rispettivi ruoli, anche se i personaggi dei genitori e del fratello di Tony non risultano particolarmente incisivi  e carismatici nella narrazione.

Le coreografie, sulle celebri note dei Bee Gees, sono il punto di forza del musical e, dopo il breve scorcio di un corteo in protesta, lo spettacolo si apre in grande stile con una travolgente esibizione di Stayin’ Alive, il cui testo non fa altro che invitare a imparare a sopravvivere e spronare i giovani ad avere coraggio ad affrontare la vita. I movimenti dei ballerini, sincronizzati alla perfezione, portano sul palco l’energia di quell’epoca. Il ballo diventa così un linguaggio universale, capace di raccontare la fatica e l’aspirazione a una vita migliore, rendendo l’esperienza ancor più coinvolgente per il pubblico.

Molti dei brani iconici dei Bee Gees sono stati mantenuti in lingua originale, ma la traduzione di alcuni pezzi, curata da Franco Travaglio, permette di seguire meglio la narrazione per chi non mastica bene l’inglese. La scelta di conservare alcuni brani in inglese, però, mantiene l’autenticità del musical, creando un giusto equilibrio tra fedeltà all’originale e adattamento nella lingua locale.


La versione 2024 de La Febbre del Sabato Sera offre una combinazione vincente di nostalgia, innovazione e talento artistico.
Pur mantenendo intatte le radici del musical originale, riesce a infondere freschezza grazie a nuove scelte registiche e interpretative. Imperdibile per gli amanti dei musical e per chiunque voglia immergersi nella vibrante atmosfera degli anni ’70.

Breve video della prima


Da non sottovalutare il valore aggiunto dell’esperienza “Disco Inferno” che renderà  le repliche di venerdì 18, sabato 19, venerdì 25 e sabato 26 ottobre, ancora più intriganti per chi cerca una serata all’insegna del divertimento e del coinvolgimento totale. Infatti in queste date, acquistando un’integrazione al biglietto, è possibile aggiungere ancora un tocco in più all’esperienza, in quanto permette l’opportunità di entrare nel back-stage e incontrare gli artisti, ma anche rimanere a ballare fino a tarda notte nel foyer del teatro.

La sera della prima, il pubblico ha accolto lo spettacolo con entusiasmo travolgente, regalando applausi calorosi e una standing ovation senza riserve. L’energia contagiosa sul palco ha conquistato gli spettatori, al punto che molti si sono lasciati trascinare, ballando tra le poltrone e trasformando il teatro in una vera festa. L’euforia collettiva,  conferma il successo dello spettacolo e il suo potere di coinvolgere emotivamente e fisicamente il pubblico.

Il video dei saluti finali.

Crediti foto di Giulia Marangoni

 

One thought on “Recensione  de ‘La Febbre del Sabato Sera’, il musical che fa ballare tutti, in scena al Teatro Nazionale di Milano”

  1. Tutti bravi ma lo spettacolo non decolla, ha momenti noiosi e poca musica in proporzione al recitato, a volte fastidioso, lo spettatore non si sente mai travolto dalla voglia di ballare