Recensione dello spettacolo ‘La coscienza di Zeno’ al Teatro Carcano: Alessandro Haber protagonista nel capolavoro di Italo Svevo

La coscienza di Zeno”, un’opera classica di Italo Svevo, presentata spesso come icona del pessimismo cosmico, ma intrisa di quella lucidità che può rappresentare solo un uomo che riprende in mano la propria vita, attraverso l’occhio di uno psicanalista/padre/guida, capace di riordinare i pezzi di un mosaico spesso non assemblabile.

Altre info sullo spettacolo, proposto dal teatro Carcano di Milano, sul nostro articolo di presentazione.

LA RECENSIONE:
La rivisitazione proposta al teatro Carcano, con la regia di Paolo Valerio, mantiene egregiamente gli episodi scritti da Svevo:

  • Il fumo, come dipendenza vecchia quanto la sua vita, testata con la scritta U.S. (Ultima sigaretta), espressione della mancanza di volontà, di forza e di decisione, riconducibili all’assenza di un padre come figura di riferimento.
  • La morte del padre, dramma emotivo sia in vita, sia durante la malattia, sia alla morte.
  • Il matrimonio con Augusta, una delle figlie del commerciante Malfenti, dopo il rifiuto da parte di Ada, la più bella delle sorelle.
  • La relazione con l’amante, Carla, una cantante dal discutibile talento, che sposerà il suo insegnante di canto, mettendo fine alla passione di Zeno. Ancora una scritta segna un’intenzione e l’incapacità di realizzarla: U.V. (Ultima Volta), cioè l’intenzione di mettere fine a una relazione costosa in termini economici e di sensi di colpa verso la moglie fedele e porto sicuro.
  • Il fallimento dell’azienda organizzata con il cognato, marito di Ada, che metterà fine ai suoi errori e ai suoi tradimenti coniugali, con il suicidio.


Ogni particolare è stato “salvato” e proposto in chiave introspettiva e contemporanea.

Alessandro Haber (Zeno Cosini) catalizza nel suo doppio ruolo di narratore e protagonista. Prevale la prima figura perché è il risultato della riflessione guidata dal suo psicanalista; una riflessione che da voce alla coscienza, capace di filtrare ciò che è storia da ciò che è vissuto personale. Molto spesso è il racconto di sé, ricco di giustificazioni sul comportamento dell’uomo reale, quasi a compiacere il medico che lo assiste e ad avere un’idea sobria e positiva sul suo divenire, come conferma il ripetere “Tu sei l’uomo migliore della famiglia”, nelle parole della suocera, della moglie e delle cognate.

La coscienza di Zeno, come sottolinea il titolo dell’opera, è la vera protagonista; una vera “genialata” scenica la rende sempre presente, quasi inquietante. Si tratta di un grande obloo, attraverso il quale, un occhio penetrante e vivo indaga nell’uomo e nelle vicende. E poi ancore: presenta i personaggi come filtrati dal ricevere personale, dalle aspettative e dalle delusioni. Un occhio, una carrellata di persone che cambiano aspetto ai personaggi veri e propri: è così nella vita e Zeno lo sa. Attraverso se stesso, le persone assumono connotazioni non vissute da altri; si trasformano o diventano tutte uguali.

Lo spettatore vede oltre il palcoscenico: il panorama, le stanze interne della casa, il fumo (compagno di Zeno), il tempo atmosferico…

Eccellente in questo quadro dualistico, il “passaparola” tra narratore e protagonista, tra coscienza e realtà, tra presenza e nullità degli altri personaggi: qui, il lavoro di Paolo Valerio e Marta Crisolini Malatesta  racchiude in una giostra che gira, con lo spostamento degli arredi, le entrate a ruoli scambiati degli attori, le cantilene che conducono in un ballo di pensieri. Un particolare accorgimento denota lo studio del testo e del contenuto: ogni arredo del palcoscenico rientra in una gamma del colore grigio; lo stesso è per gli abiti dei personaggi. In un grigio dentro e fuori, con una piccola nota di trasgressione nell’abbigliamento di Carla, l’amante di zeno (a volte, l’abito fa il monaco!)

Tutti gli attori, Alberto Fasoli, Valentina Violo, Stefano Scandaletti,Ester Galazzi, Emanuele Fortunati, Francesco Godina, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo danno continuità e fluidità alla narrazione; dal racconto, passano al presente, per riunire in un solo divenire gli atti della vita di Zeno e di coloro che lo hanno accompagnato.

E’ un lavoro eccellente, ricco, originale: pur mantenendo fedele il testo, lo hanno reso comunicativo ed empatizzante. Imperdibile!!!