C’era grande attesa, tra gli appassionati del musical, per “Vagamondi”, e la sera del 30 gennaio, al debutto milanese il Teatro Guanella era gremito di pubblico di aficionados.
A dare valore aggiunto ci ha pensato Claudio Insegno, valido attore e regista, che sta mietendo un successo dietro l’altro al Teatro Nuovo di Milano, il quale ha aperto lo spettacolo col ruolo di menestrello narratore di quella storia che da lì a poco si sarebbe svolta sotto i nostri occhi.
Per altre info sullo spettacolo vi rimandiamo all‘articolo precedente.
Sono tanti i punti di forza di questo spettacolo, a cominciare dalle canzoni che danno un filo logico alla storia e anche ai vari brani, tratti dal repertorio di artisti famosi quali Madonna, Robbie Williams, Modugno e che sono stati tutti riadattati.
Ci sono tuttavia da fare alcune considerazioni circa il messaggio/i che Vagamondi vuole far passare, il quali in se stesso non sono estremamente originali, ma cavalcano i temi dell’amore, il rapporto genitori/figli, i diritti delle donne, la lealtà. La sua originalità sta nell’aver saputo mettere sullo stesso piano tanto l’amore etero sessuale quanto quello omossessuale, non limitandosi quindi solo a inserire i temi della differenza di genere solo marginalmente ma dando carattere e farme perfino oggetto di denuncia sociale, sia pure in maniera remissiva, lasciando così un ulteriore messaggio di speranza verso quella fascia di persone ancora, ottusamente, inclini ai pregiudizi.
Poco convincente inoltre il ruolo della madre, che se proprio si voleva inserire poteva essere un pò più definito e meno frivolo. Quello messo in scena è il peggiore modello di genitore, tanto più se è quello di madre. Questa infatti talvolta sembra proprio fuori contesto, quasi un intrusa, e in altri è dipinta come una donna meno matura di un adolescente. Di certo non è questo il modello di genitore che rappresenta l’odierna società, anche se è vero che in alcuni casi vi sono modelli talmente negativi da non meritare proprio per questo attenzione. E’ forse a questi che si è ispirata l’autrice dei testi? Se così fosse avrebbe dovuto caratterizzarla meglio e non lasciarla fino all’ultimo in un ruolo insignificante, che la mette perfino in ridicolo. Questo non ha presa sul pubblico adulto, nè può essere educativo per i giovani.
Un altro ruolo che andrebbe meglio definito è quello di Daniele, il quale stride troppo con il resto dei personaggi e sembra essere tirato fuori direttamente dal libro cuore. Questo suo stare accovacciato a ricordare in modo mieloso la sua amata, in un ipotetico deserto o tenda, è anacronistico e mal si adatta ai tempi e al carattere di un soldato italiano in missione (almeno quello salviamolo).
Se il tema della pace era il trait d’union dello spettacolo, questo non giustifica il dover presentare un modello così sdolcinato di militare. La pace nel mondo oggi la si può ottenere facendo scelte politiche corrette, che possiamo indubbiamente influenzare, ma non replicando avvincenti storie d’amore di shakespeariana memoria.
Si ribadisce però che non significa il musical in questione non abbia valore, anzi ha parecchie potenzialità ma dovrebbero essere presentate meglio al pubblico, dando forza ad alcuni personaggi, come appunto i due presi in esame: la madre e il militare.
In quanto al talento e alla bravura del cast nessun dubbio: è evidente lo sforzo corale e l’affiatamento tra tutti. Ottime le interpretazioni delle parti recitate, specie quelle parti in cui la comicità e l’ironia sono deterninanti per stemperare alcune tensioni che la storia evidenzia. E’ quindi la media di tutte queste cose che rende VAGAMONDI un prodotto finale apprezzabile e questo grazie al lavoro registico, non certo facile, ma reso sicuramente più semplice dall’arrendevolezza di ogni singolo performer che si è speso con totale fiducia in se stesso e verso l’altro.
VAGAMONDI, lo rivederemo volentieri in scena la prossima stagione. Peccato che il cast sarà sostituito, ma non ci sono dubbi che il regista saprà scegliere ancora una volta il meglio per un ottima riuscita e un pieno decollo dell’opera.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.