Il pluripremiato autore americano David Mamet torna a farci riflettere, attraverso una brillante commedia in unico atto intitolata “Boston Marriage”, fino a domenica 2 marzo al Manzoni di Monza: commedia sulla condizione della donna nella società di fine Ottocento. Lo spettacolo, diretto da Giorgio Sangati, vede tre straordinarie attrici, Maria Paiato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria, nei panni di tre donne legate da un rapporto di amicizia e, in alcuni momenti, anche di forte conflittualità.
Per altre notizie sullo spettacolo, date orari e prezzi, vedi il nostro articolo di presentazione.
RECENSIONE
Ambientata in un elegante salotto di Boston, la commedia ruota attorno alla figura di Anna (Maria Paiato), una donna sofisticata e indipendente che vive grazie al sostegno economico di un ricco protettore. La sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Claire (Mariangela Granelli), un’amica legata ad Anna da un’intensa relazione affettiva, che le chiede aiuto per conquistare una giovane donna. A completare il quadro c’è la cameriera, interpretata da Ludovica D’Auria, una ragazza sveglia e intraprendente, testimone e, a suo modo, anche artefice delle vicende delle due protagoniste.
La forza di questa commedia risiede nella capacità di Mamet di affrontare temi importanti come l’amore, l’amicizia, il denaro e l’indipendenza femminile con un linguaggio ricco di sfumature ironiche e attraverso dialoghi serrati. La sua scrittura, apparentemente leggera e divertente, riesce a scavare in profondità nell’animo dei personaggi, rivelandone le fragilità, le contraddizioni e le passioni.
Uno degli aspetti più riusciti di “Boston Marriage” è l’uso sapiente dell’ironia pungente e allo stesso tempo colta. Mamet utilizza un umorismo sottile per mettere in luce le ipocrisie e i pregiudizi della società dell’epoca. Le battute sono spesso fulminanti e sorprendenti, creando un effetto comico irresistibile. L’ironia pervade l’intera commedia, a partire dal titolo stesso. “Boston Marriage” che era un’espressione utilizzata nel XIX secolo per indicare una relazione intima tra due donne, spesso connotata da un legame affettivo e, talvolta, anche fisico. Mamet gioca con questa ambiguità, lasciando non tanto poco intendere che tra Anna e Claire esiste un legame che va al di là della semplice amicizia.
Un altro elemento distintivo della scrittura di Mamet è l’espressività del linguaggio. I dialoghi sono vivaci, serrati e ricchi di figure retoriche. Le parole diventano uno strumento attraverso il quale i personaggi esprimono le proprie emozioni e i propri desideri. Il linguaggio di Mamet è moderno e diretto, spesso in contrasto con l’ambientazione storica della commedia. Questo anacronismo contribuisce a creare un effetto straniante, che spinge lo spettatore a riflettere sulla persistenza di certe dinamiche sociali e relazionali nel corso del tempo.
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Pur essendo ambientata nel XIX secolo, “Boston Marriage” affronta tematiche di grande attualità. La commedia ci parla di donne che lottano per la propria indipendenza, che rivendicano il diritto di scegliere come vivere la propria vita e le proprie relazioni. Ed è sorprendente e, forse molto illusorio, vedere rappresentata una società in cui l’omosessualità viene vissuta con questa semplice leggerezza che forse è esistita o forse no, però è bello immaginarlo.
La figura di Anna, in particolare, è quella di una donna anticonformista, che rifiuta i ruoli tradizionali imposti dalla società e che sceglie di vivere secondo le proprie regole. Il suo personaggio, interpretato con grande intensità da Maria Paiato, è così caricaturale che incanta e trasporta lo spettatore nella storia in maniera ipnotizzante. Davvero un’interpretazione eccezionale! Il successo di questo “Boston Marriage” è dovuto in gran parte alla bravura delle tre attrici protagoniste.
“Boston Marriage” è uno spettacolo che merita di essere visto e rivisto. Si tratta di una commedia intelligente, veloce e divertente che fa ridere di gusto immaginando come tre donne, senza tivù e internet, potessero inventarsi un’esistenza ai limiti della realtà!